editoriale

La pazienza dei forti

La fretta di voltare pagina è spesso una cattiva consigliera. Quando il trend negativo si consolida, mortificando le stagioni anno dopo anno, nella piazza, comprensibilmente irritata, si instilla un sentimento di crescente impazienza. Un...

Sabine Bertagna

La fretta di voltare pagina è spesso una cattiva consigliera. Quando il trend negativo si consolida, mortificando le stagioni anno dopo anno, nella piazza, comprensibilmente irritata, si instilla un sentimento di crescente impazienza. Un po' come nei minuti finali di una partita che si sta pareggiando o perdendo. Gli ultimi minuti utili per ribaltare il risultato nei quali, pur di fare qualcosa, si cede all'affanno. E alla fine si rimane con un pugno di mosche in mano. 

La voglia di rivoluzione porta con sé il desiderio fisiologico di cancellare tutto e ricominciare da zero. Mettendo in dubbio qualsiasi cosa. Anche le certezze più certe. Kovacic, per esempio, è passato dall'essere un giocatore intorno al quale costruire una squadra ad una riserva. A Mateo si rimprovera di non riuscire ad emergere, di essere poco incisivo e di avere poco carattere. Critiche che ci possono stare e che ultimamente hanno trovato riscontro in alcune sue prestazioni, ma che cosa ha dato l'Inter a Mateo in questi anni? Tra cambi di allenatori e finti anni zero la situazione non è mai stata delle più serene. La prova del nove per lui si chiamerà Roberto Mancini. Sempre che l'Inter sappia resistere alla corte di club come il Liverpool e il Barcellona.

Kovacic è solo un esempio dell'impazienza che questi anni malandati hanno generato. Nei tifosi ma anche nell'Inter stessa. Affamata di giocatori pronti, capaci di fare la differenza da subito. Ecco perché per un giovane affermarsi in prima squadra è così complicato. Eppure ci sono giocatori che andrebbero aspettati. Coutinho sta dimostrando tanto con la maglia del Liverpool, ma a scovarlo era stata proprio l'Inter. L'Inter è brava a scegliere talenti, il problema è che non è altrettanto brava a proteggerli quando serve. E spesso non riesce nemmeno a venderli al prezzo giusto. Bruciati sull'altare dell'impazienza. Come se cambiare tutto garantisse vittorie immediate. Cambiare febbrilmente non ci farà vincere subito. La rivoluzione di gennaio andrà consolidata con il mercato estivo. E' vero, servono innesti e di qualità. Una volta individuati i giocatori sui quali puntare bisognerà però iniziare a puntarci seriamente. Con insistenza. E' finito il tempo dei ripensamenti. Del facciamo salatre tutto e ricominciamo. Lo richiede una rinascita troppe volte rimandata. Il raggiungimento di una quotidianità senza troppi sussulti. Giorni normali nei quali ritrovarsi. Prima o poi.

Twitter @Sbertagna