editoriale

LA SQUADRA DEL DESTINO…

Eva A. Provenzano

La notizia ha spiazzato un po’ tutti, ma era nell’aria da anni. Cassano all’Inter, sembra una frase dettata dal destino. E adesso che è  arrivato a destinazione, come sempre, i tifosi nerazzurri si sono divisi. Gli interisti sono un popolo...

La notizia ha spiazzato un po’ tutti, ma era nell’aria da anni. Cassano all’Inter, sembra una frase dettata dal destino. E adesso che è  arrivato a destinazione, come sempre, i tifosi nerazzurri si sono divisi. Gli interisti sono un popolo bello perché vario, ma tu amala e ti ameranno. Da una parte quelli che non condividono i suoi modi e non considerano il suo gioco adatto agli schemi di Stramaccioni e dall’altra quelli che ne hanno sempre subito il fascino e sperano che la maglia nerazzurra sia quella giusta, forse quella che aspettava da una vita.

In fondo l'attaccante non ha mai nascosto di tifare per l'Inter e - anche se la frase 'Tifavo Inter da piccolo' sulla bocca di altri suona più falsa di una moneta da cinque euro - nel suo caso è proprio vero. I colori nerazzurri lo avevano raccolto giovanissimo (ha fatto la scuola calcio nella ProInter), quando - lo ha raccontato nel suo libro - doveva scegliere se diventare calciatore o malandrino. La Beneamata gli ha fatto un provino a Milano: non andò a buon fine, ma solo 'per motivi burocratici e non tecnici'. Lui comunque ha realizzato un sogno, quello che coltivano tanti ragazzini per le strade del Sud. Si è 'vendicato' segnando alla sua squadra del cuore nel giorno dell'esordio in Serie A e forse pure quello era un segno. Si sono sfiorati ancora tante volte: nel 2006 quando poi decise di accettare il Real o nel 2010, ai tempi di Mourinho. Adesso Lei è tornata ed è la volta buona. 

Diranno che ha tradito, che è stato poco professionale perché al Milan aveva detto: 'Se sbaglio sono pazzo'. Forse non è proprio un errore dire la verità. E la verità è che per lui vendere Ibra e Thiago Silva non era giusto. Lo ha detto. Non gliel'hanno perdonata, come tutte le 'cassanate fatte' e adesso toccherà a lui e a Strama 'bene bene' riprendere a scrivere la storia di un giocatore di talento, che non è più fisicamente apposto, di quelli che dicono sia 'difficile da gestire'. L'abbiamo sentita tante volte questa storia trita e ritrita. La ritirano fuori a piacimento quando finiscono gli argomenti a disposizione: fino a un mese fa Antonio era il sole della Nazionale Azzurra e in molti avevano scritto che a Milanello era tornato in forma, con il muso, ma in forma.

Ricominciare con la maglia nerazzurra addosso non sarà facile, perché quando indossi proprio quella si sa (mediaticamente parlando) 'fa caldo. Antonio dovrà vincere lo scetticismo, affrontare la morale dei sapientoni e i soliti ben pensanti che parlano di 'ultima spiaggia' e dovrà farlo dipingendo sul campo con quei due piedi che - la sostanza è questa - sono indiscutibili. L'Inter, in fondo, lo sa fin da quando era bambino. 

Twitter@EvaAProvenzano