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Ancora una partita e il nostro destino avrà i contorni definiti. Domenica sera contro la Lazio il primo verdetto sarà svelato. Un verdetto che, se ascoltiamo le voci che incominciano a trapelare dalle Procure, potrebbe anche non essere quello definitivo. Ma tant'è. Domenica sera terzo, quarto, quinto posto e via dicendo avranno finalmente un nome e dei colori. In un finale più sudato di altri (e non a caso) ogni squadra ha dato il meglio e poco importa se la condanna alla retrocessione fosse già stata scritta con inchiostro indelebile. Obiettivi o non obiettivi le squadre hanno sgomitato. Chissà se per amore del calcio o per la mannaia del calcio scommesse.
Per una volta l'Inter è in pole position e potrebbe costruirsi una buona partenza. Sulla sua panchina c'è già seduto quello che dovrebbe essere l'allenatore della prossima stagione, Andrea Stramaccioni. E se non conoscessimo nel dettaglio le pieghe del destino avremmo anche potuto pensare che si fosse trattato di una mossa studiata. Le nove partite (quelle famose nove partite per le quali non valeva la pena cambiare) hanno permesso di ottenere il massimo che si poteva chiedere a questa squadra, stanca di doversi arrangiare, giorno dopo giorno, con stratagemmi diversi. Valeva la pena prendere Stramaccioni anche solo per il puro divertimento di esaltarsi con partite come quella contro il club più titulato al mondo. Queste nove partite hanno regalato conferme e messo a nudo anche qualche sorpresa. Indicazioni preziose per scrivere l'Inter di domani. Farlo ora e non agli sgoccioli di agosto significherebbe tutto un altro lavorare. Non usiamo la parola progetto, che porta male. La nuova Inter ricomincia da qui. Senza sprecare minuti preziosi. Senza esitazioni. La vita, quella nuova, è adesso.
Twitter @SBertagna
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