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Scarpe pesanti, che a furia di incamerare sassi prima o poi andranno sfilate. E allora trattenerli sarà difficile, quasi impossibile. Uno a uno rotoleranno fuori tutti gli interrogativi senza risposta che galleggiano nello stagno delle nostre perplessità. Interrogativi pedanti, profondi, inopportuni, legittimi. Definiteli come meglio vi aggrada. Toglierseli non sarà un semplice sfizio, ma una preziosa necessità. Vogliamo sapere perché un presidente di una società di calcio seria può permettersi di sbraitare illazioni gratuite e offensive all'indirizzo dei suoi avversari come se sedesse ad un qualsiasi tavolino di un qualsiasi bar. Vogliamo sapere come sia possibile che in questa azione delirante venga appoggiato da esponenti politici ridotti anche loro alla versione più becera del tifosotto. Questo senza nessun tipo di giustificazione data dallo spettacolo che la realtà offriva. Vorremmo sapere se per queste dichiarazioni ci saranno dei deferimenti. Perché un po' come in un campo di calcio, quando perdoni ripetutamente le brutte entrate e i falli pesanti senza estrarre un solo cartellino, beh allora non ti devi stupire se il clima intorno si incattivisce. Men che meno se i contorni della civiltà sfumano. Un giorno qualcuno, davanti al panorama irrimediabilmente deteriorato, si chiederà: ma come siamo arrivati a questo punto? Chiedetelo a chi appoggia con aria innocente queste assurde esternazioni sbattendole in prima pagina, neanche ci fosse del vero in quelle rimostranze. Chiedetelo a loro, quale verità vogliono raccontare.
C’è un sassolino più grosso degli altri, quasi un macigno, che mi tormenta da sabato notte. Da quando il Barca è nuovamente Campione d’Europa. Dalle frasi di Ferguson che ha dichiarato rassegnato l’impossibilità di fermare Messi. Dalle pagine spese a raccontare un calcio che è allegria, trionfo del bene, inno allo sport. Il Barca è una squadra imbattibile. Eppure in Italia c’è qualcuno che è riuscito nell’impresa. Arginando le magie della pulce. Bloccando quel tic toc tic toc pregevole ma a volte anche un po' snervante, che si rifiuta di andare in porta se non ha prodotto minimo quaranta passaggi. Resistendo stoicamente dopo essere rimasti in dieci grazie ad una pagliacciata da oratorio. Non si parla di secoli, ma di un anno. Tutto questo andava ricordato. Con il rischio, è vero, di dover anche attribuire qualche merito a Mou, del quale si preferisce rimarcare la debacle contro il Real. Meno volentieri il capolavoro con il quale ha eliminato i catalani l'anno scorso.
Tutto ciò andava ricordato anche solo per l'orgoglio nazionale, quello che in maniera piuttosto avventata (sul massimo quotidiano sportivo) aveva portato a commentare l'uscita del Milan dalla Champions con un Fuori i migliori. Questo dopo che i migliori non erano stati capaci di segnare nemmeno un gol in 180 minuti di sfida contro un Tottenham successivamente umiliato dal Manchester. Rimane il sincero rimpianto per quello che avrebbero potuto snocciolare contro i catalani e che non abbiamo avuto modo di ammirare.
Per onestà nei confronti dell’informazione. Quella scevra dalla cosiddetta prostituzione intellettuale, dalla faziosità o dalla negligenza. E per rispetto di uno come Javier Zanetti. Uno che a sollevare quella coppa ci era arrivato dopo chilometri di cavalcate ardite (tipo quella indimenticabile di ieri sera), il ciuffo sempre in ordine e quella tenacia nel cercare di arrivare sempre più in alto. Anche quando non dipende da te. Lui, che era riuscito a fermare la Pulce, due righe se le sarebbe meritate. Tutto ciò andava fatto semplicemente per onestà nei confronti di quella squadra che aveva dato tutto, ma proprio tutto, per riuscire a scrivere una irripetibile pagina di storia. Noi non l’abbiamo dimenticata. E voi?
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