editoriale

LIBERTA’ DI ESPRESSIONE: QUANDO VIENE MENO IL PROFESSIONISMO

Che la libertà di parola ed espressione in Italia sia un diritto, è cosa ben nota a tutti. Ma che tale libertà, possa essere manifestata da un pubblico ufficiale che dovrebbe essere imparziale secondo regolamento, mi sembra una cosa alquanto...

Alessandro De Felice

Che la libertà di parola ed espressione in Italia sia un diritto, è cosa ben nota a tutti. Ma che tale libertà, possa essere manifestata da un pubblico ufficiale che dovrebbe essere imparziale secondo regolamento, mi sembra una cosa alquanto inusuale. In una stagione piena di tribolazioni da un punto di vista arbitrale, ieri si è raggiunto il massimo: l'assistente di linea che esulta per un pareggio. Vero, gli arbitri sono uomini e possono tifare ciò che vogliono, ma prima di tutto sono professionisti e non tifosi. Se a questo, aggiungiamo il fatto che Ayroldi, era lo stesso arbitro che fece espellere Maicon nella partita di andata contro il Bologna per un motivo non chiarissimo, e che ieri i minuti di recupero sono stati solo 3 quando l'Inter avrebbe dovuto tentare il forcing finale...qualcosa non torna! "A pensar male si fa peccato, ma s'indovina quasi sempre" disse Andreotti, ma credo sia un pò quello che noi tutti interisti abbiamo pensato in queste giornate. Va bene, assodato che da quando vinciamo non siamo più la squadra che riscuote maggiori simpatie, credo che sia arrivato anche il momento di dire basta. Basta ai torti arbitrali, basta tacere di fronte a certi scempi, basta passare per carnefici quando siamo noi le prime vittime. Il povero Mou, ormai braccato su tutti i campi d'Italia da agenti federali neanche si trattasse di Boston George, ieri ha provato a chiedere spiegazioni allo stesso Ayroldi, ma onde evitare ulteriori squalifiche, ha subito raggiunto la via degli spogliatoi. "Cosa esulti?" avrebbe chiesto Mou, "Cos'è non si può neanche più dire "Andiamo"?" la risposta perentoria di Ayroldi. Il nostro Marco Branca ha provato a sdrammatizzare un po sull'accaduto: "Se è avvenuto ciò, bisognerebbe sapere per chi fa il tifo, se per la Fiorentina o per la Roma, o solo se era contento della sua prestazione. Sarebbe grave? Che vi devo dire, parlo sorridendo...". Si è parlato di "biscottone" e purtroppo, i boriosi saggi italiani, sono rimasti a bocca asciutta dopo che l'Inter ha "soltanto" pareggiato e non vinto sul campo della Fiorentina come i più avevano pronosticato. Tutto questo polverone per una frase di Prandelli, che reputava fondamentale per la stagione della Fiorentina, più la sfida di coppa che quella di campionato. I pochi intelligenti han capito che quelle del tecnico bresciano erano solo parole dettate dalla sua onestà intellettuale. Per la restante parte, quelle erano parole che significavano "resa". Ma d'altronde, l'onestà difficilmente viene apprezzata. Cosa ci si può aspettare infatti, da un'Italia in cui i furbi vanno avanti e nella quale si cerca ancora di rivitalizzare "certi" loschi figuri?