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editoriale
L'abbiamo atteso, ce l'aspettavamo tutti, era logico (per loro), e alla fine il tanto agognato sciopero è arrivato.Parole di Damiano Tommasi, presidente dell'Aic: "Lo sciopero si farà perchè non è stato raggiunto un accordo sul contratto collettivo".I punti della discordia sono semplicemente due, quello relativo ai fuori rosa e quello relativo al contributo di solidarietà. Se per quanto concerne il primo punto, possono anche essere giustificati, la situazione è differente se si pensa al secondo. Per quale motivo il calciatore, non dovrebbe pagare ,come tutti i cittadini con reddito annuo superiore ai 90.000 euro, questo contributo di solidarietà? Sono una categoria protetta modello panda del WWF oppure sono persone come tutte le altre? Non si è assistito sino ad adesso a nessuno sciopero dei medici, degli avvocati, degli imprenditori per questa nuova imposta, ma ai calciatori tutto è permesso. Se lo sciopero è un diritto garantito a tutti i lavoratori, allora non dovrebbe essere lo stesso per i calciatori. Si sentono una categoria a parte? Bene, rinunciassero al diritto di sciopero e continuassero a giocare come si è sempre fatto negli anni. Sono dei (non) lavoratori molto ben pagati, che vogliono vedersi attribuiti onori e non oneri.Parlo di un non lavoro, perchè fare il calciatore non penso che sia cosi stressante come fare l'impiegato o il muratore. Sono coloro che portano, o meglio dovrebbero portare, in scena uno spettacolo unico, per allietare i weekend di coloro che davvero lavorano 48 ore a settimana (esclusi straordinari) e che giustamente non aspettano altro per rilassarsi. Non è retorica da bar questa, ma una lucida visione di un mondo che non ci appartiene.E' dura trovare note dolenti nel (non) mestiere di calciatore. Soldi, notorietà, macchine, non hanno mai fatto il male di nessuno. Allenarsi due volte al giorno, avendo questo come unico obiettivo nella vita, penso che renderebbe felici tutte le persone di questo mondo. E non credo inoltre che, pagando questa nuova tassa, abbiano difficoltà ad arrivare a fine mese o a mettere da parte qualche spicciolo per garantire un futuro dignitoso ai propri figli.Cominciamo a scioperare noi tifosi, a non idolatrarli più, a considerarli gente comune come noi e forse questa 'spocchia' potrà essere messa da parte. Perchè se davvero lo sciopero è un diritto del lavoratore, non capisco perchè debba essere garantito anche a coloro che lavoratori proprio non sono.
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