editoriale

LUGLIO, AGOSTO INTERISTA SOGNA SOTTO L’OMBRELLONE…

“Luglio Agosto interista sogna sotto l’ombrellone tricolore coppe varie ma a settembre il campionato inizierà e come l’anno scorso e come l’anno prima il nostro chiaccherone continuerà a sognare quel tricolore che non...

Sabine Bertagna

"Luglio Agosto interista sogna sotto l'ombrellone tricolore coppe varie ma a settembre il campionato inizierà e come l'anno scorso e come l'anno prima il nostro chiaccherone continuerà a sognare quel tricolore che non vincerà...” Vi dice qualcosa questo coro? Il cavallo di battaglia del buon tifoso rossonero trovava la perfetta espressione in questa manciata di strofe. Ce le cantavano con la forza di chi vinceva regolarmente. Coscienti che non sarebbe stato sufficiente fare un acquisto a tante cifre per vincere scudetto o altre coppe. Infatti, non lo è mai stato. Quello che mancava all’Inter era altro. Mentalità. Costanza. Sicurezza. Determinazione. Un buon regista in campo e uno perfetto fuori. L’abitudine a vincere. La regolarità nel centrare gli obiettivi. La spensieratezza di volerlo fare. E allora succede questo. Succede che nella notte più spettacolare per i nerazzurri, in quel di Madrid, qualcuno attacchi con un coro. Un coro che non ci è mai appartenuto. In metropolitana, diretti all’aeroporto, i tifosi interisti cantano proprio così: “luglio agosto interista sogna sotto l’ombrellone”. Il passato è vendicato. Superato. Privato di ogni sua sfumatura scaramantica. In prospettiva il futuro ha tutto un altro colore. E allora ci si può permettere anche questo. Di giocare con le ferite del passato. “Non vinciamo mai” è il nuovo coro della curva. Lo hanno cantato i 5.000 presenti alla festa della Nord e con loro anche il presidente Massimo Moratti. Lo hanno cantato anche per fare presente che il nostro passato è cucito in un angolino di noi e che ci ha fatto grandi. Proprio per questo non lo dimentichiamo. Proprio per questo possiamo permetterci di sdrammatizzarlo.

Incredibile come in pochi anni ci sia stato un ribaltamento di mentalità tra l’Inter e l’altra squadra di Milano. Ultimamente i rossoneri non azzeccano una mossa. “Non si vende Kakà”, altro celebre coro coniato dai nerazzurri e risuonato anch’esso nei vagoni delle metropolitane madrilene, testimonia alcuni fondamentali cambi di marcia dei cugini. I simboli non contano più e vanno monetizzati. Il dispiacere dei tifosi passa regolarmente in secondo piano. Dichiarazioni contraddittorie svelano, non ultime quelle sulla vicenda Allegri-Leonardo, una situazione confusa, che avrebbe bisogno di essere indirizzata e guidata. Al Milan , per ovvi motivi, viene risparmiata la gogna pubblica e molte delle cialtronate dichiarate negli ultimi sei mesi si sono adagiate nel silenzio. Ma rimane comunque curioso che gli errori tipici di una vecchia gestione nerazzurra siano diventati quelli consueti dell’attuale società rossonera. Che l’interista sotto l’ombrellone sia discretamente sereno. E che quello milanista si ritrovi a bocca asciutta. Di trofei e di antichi cori sbeffeggianti… 

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