editoriale

Mai cuntent

L’Inter vince ma non convince. Mai come in questo campionato si sono spinte sotto ai riflettori le vittorie dell’Inter. Come in un interrogatorio serrato. Pensate di aver giocato bene? E che squadre avete incontrato? E quando...

Sabine Bertagna

L'Inter vince ma non convince. Mai come in questo campionato si sono spinte sotto ai riflettori le vittorie dell'Inter. Come in un interrogatorio serrato. Pensate di aver giocato bene? E che squadre avete incontrato? E quando incontrerete quelle forti? E quando quelle forti inizieranno a vincere? Ma riuscite a segnare più di un gol a partita? E se dovesse nevicare? Ma, se, e? Domande incalzanti, dubbi amletici, sentenze sul non gioco. Non male per essere una squadra alla quale per anni si è giustamente imputata la maledetta colpa di non riuscire a  vincere. Non male.

C'era una sottesa e comprensibile frenesia nel dipingere il mercato dell'Inter come un mercato epocale rispetto alle ultime giornate, con conseguente rilancio di ambizioni e obiettivi. Tanti giocatori nuovi, giocatori di livello, pedine strategiche. Giocatori che, per ora, stanno facendo la differenza. Giocatori che non hanno mai giocato insieme e che, nonostante questo, si stanno adattando senza le temibili conseguenze sui risultati. I risultati, proprio loro, invece sono perfetti. Punteggio pieno, cinque partite su cinque, 15 punti. E chi lo avrebbe detto? C'è chi ancora non ci crede oggi, figuriamoci un mese fa.

E mentre il dibattito sul bel giuoco consuma il nostro paese, l'Inter vince e le altre grandi un po' meno. La distanza di punti rispetto a quelle squadre, che prima o poi si riprenderanno, permetterà all'Inter di avere qualche piccola caduta (con la speranza che non sia troppo decisiva) e anche qualche momento sfortunato. E a proposito della fortuna imputata alla nostra squadra come fosse un peccato del quale vergognarsi, ricordiamo recenti partite, nei campionati scorsi, nelle quali la palla non sarebbe entrata nemmeno senza il portiere avversario in porta. E giù a dire che la fortuna va aiutata. Poi l'aiuti e non va bene. Cavoli, quest'anno vi gira proprio tutto bene. Tocchiamo ferro, che è meglio.

Tenuto conto che stiamo parlando di cinque partite (cinque), ci sfugge una cosa. Ma qualcuno si ricorda di come giocavamo anche solo l'anno scorso? No perché sembra che tutti se lo siano dimenticato. L'apprensione quando la palla superava la nostra metà campo, la difesa burrosa e friabile, la certezza che quella palla sarebbe entrata. Nella nostra porta. L'isterismo nei minuti finali, zero solidità, approssimazione. L'Inter di quest'anno non giocherà calcio champagne, ma ha dei cardini e dei maledetti margini di miglioramento. I nerazzurri danno l'idea di essere come Perisic. Potenzialmente esplosivi. Il dibattito quindi non dovrebbe essere su quando l'Inter inizierà a giocare come il Barcellona, ma su quando le altre squadre inizieranno a fare quello che ha fatto l'Inter finora. Perché la dimensione è il calcio italiano, in quello ci si confronta. Con buona pace di chi ancora parla di "quasi triplete". Cara Inter, ti toccherà continuare a vincere ma non pensare che questo sistemerà le cose. Ci sarà sempre qualcuno che troverà la sbavatura fatale. Il lato negativo. Il senso della bruttezza. E' il calcio italiano, bellezza. Come dicono qui a Milano, mai cuntent.

Twitter @SBertagna