editoriale

Maledetto ciao

Alessandro De Felice

“Ciao, maledetto ciao, ora sono qui, provo a resistere. Ciao, maledetto ciao, perchè si muore già, senza combattere”. Le parole sono di Gianna Nannini, lo scenario è quello di stasera, San Siro. Con le sue luci maledette a...

"Ciao, maledetto ciao, ora sono qui, provo a resistere. Ciao, maledetto ciao, perchè si muore già, senza combattere". Le parole sono di Gianna Nannini, lo scenario è quello di stasera, San Siro. Con le sue luci maledette a illuminarlo di Giovedì sera e quell'erba dal colore verde intenso come la speranza. Speranza che ha accompagnato questi ultimi giorni di calciomercato nerazzurro. Speranza di poter vedere calcare ancora quel prato due ragazzi come Julio Cesar e Maicon. Speranza ormai spazzata via.Il primo stasera, da vero numero uno, ha deciso di non farsi dimenticare mai più dal tifo nerazzurro. E' sceso in campo, indossando un felpone nero. Il colore del lutto. Ha salutato tutti e ha letto le sue parole al pubblico di fede interista. Brividi. Li senti. Hai la pelle d'oca. Poco puoi fare in quegli attimi, quando uno degli uomini simbolo del Triplete, si scioglie davanti agli occhi del suo pubblico. Non è la prima volta che Julio piange, questa volta lo fa però perchè sa che indietro non si torna. Che il matrimonio con la sua sposa più bella è finito. Ha ottenuto il divorzio, ma non ci sarà separazione. Impossibile separarsi da un uomo che ha vissuto momenti belli e brutti nella sua carriera interista. Dalle gioie di Madrid, alla disperazione e alle lacrime appoggiato al palo dopo il terzo gol del Bologna subito in casa. Un uomo vero. Come pochi. Lo è stato nelle sue dichiarazioni, mentre si apprestava a firmare per il QPR. Lo è stato oggi. In una sola lettera ha racchiuso tutta una storia. La sua. La nostra. Indimenticabile nelle sue parate, come quella su Messi. Indimenticabile nei suoi sberleffi ad Ibra. Eppure, appena arrivato, forse in pochi avrebbero immaginato un futuro cosi radioso per lui. Era quello che 'non sa mettere una barriera quando c'è una punizione contro'. Era quello che 'bassino, non fa sentire la sua presenza'. Dopo è cambiato tutto. Ha lavorato, si è sacrificato ed ha ottenuto le sue soddisfazioni. Le sue mani al cielo dopo una parata, rimarranno impresse nell'immaginario collettivo del tifoso interista. Indimenticabile, come un altro mitico numero 1, Walter Zenga.Si sa però che i mali non vengono mai da soli. Il suo non è un addio ufficiale come quello di Julio, ma ormai anche Maicon è prossimo ad abbandonare la causa nerazzurra. Lui il terzino arrivato sconosciuto dal Monaco e diventato grande con l'Inter. Lui il pazzo, quello dalle facce buffe. Quello che 'asfaltava' la fascia. Quello che quando te lo trovavi davanti, bè era meglio iniziare a correre.Non ci sono parole per esprimere il dolore dei tifosi in questo momento, due pezzi di storia recente che se ne vanno. Due che il sangue ce l'hanno di colore nero e azzurro. Due che avranno il simbolo dell'Inter marchiato a fuoco sulla pelle per tutta la vita. Prenda esempio da loro due Lucio, che anzichè farsi gestire come un burattino dalla nuova dirigenza, potrebbe fare più bella figura, non gettando fango sulla sua ormai ex società.Nella sua lettera Julio, dice una cosa molto importante: "Dopo 45 anni l'Inter ha vinto la Champions, e quel ragazzo semplice e sconosciuto ha realizzato tutti i propri sogni, grazie a quella famiglia che si chiama Inter". Perchè l'Inter non è i Maicon, gli Sneijder o i Julio Cesar. L'Inter è una grandissima famiglia, che rimarrà viva e vegeta anche senza di loro. E come tutte le migliori famiglie, niente e nessuno potranno mai distruggerla.