editoriale

Mazzarri e il vaso di Pandora

Sabine Bertagna

I paragoni tra Stramaccioni e Mazzarri, che stanno serpeggiando nelle ultime ore, hanno scoperchiato il vaso di Pandora. Un vaso che a maggio non era stato chiuso bene e dal quale ci si era allontanati forse troppo frettolosamente. Sicuri che non...

I paragoni tra Stramaccioni e Mazzarri, che stanno serpeggiando nelle ultime ore, hanno scoperchiato il vaso di Pandora. Un vaso che a maggio non era stato chiuso bene e dal quale ci si era allontanati forse troppo frettolosamente. Sicuri che non si sarebbe più aperto. L'ambiente Inter si è sentito quindi in dovere di rispondere ai mormorii, che sollecitati dai recenti risultati poco soddisfacenti, si stavano ingrossando come un fiume in piena. Un fiume pronto a travolgere i nerazzurri in quello che è sicuramente un momento delicato. Mazzarri ha rifiutato ogni paragone con Stramaccioni. Rose e condizioni diverse. È un giochino che non gli piace. A questo gioco però il mondo del calcio fa fatica a rinunciare.

I primi a cedervi sono gli stessi tifosi nerazzurri (una buona parte), che non hanno perdonato l'esonero di Andrea. A malincuore hanno assistito all'ennesima vittima sacrificale, che alla fine dell'anno e dopo rassicurazioni sul fatto che sarebbe rimasto, ha finito per pagare un po' per tutti. Rispetto ai Gasperini e ai Ranieri, Stramaccioni rappresentava il nuovo scoperto in casa, era giovane e rappresentava una prospettiva diversa. Romantica. Poi però l'Inter, come spesso è capitato in passato, si è trasformata in una creatura imprevedibile. Capace di stritolarti alle prime difficoltà. Intollerante alle debolezze altrui. Naturalmente Andrea ha pagato anche per sbagli suoi. Alcuni dettati dall'inesperienza, altri da una perdita di controllo su uno spogliatoio complesso. Una situazione sfuggita di mano e fotografata da un brutto nono posto alla fine della stagione.

Mazzarri è arrivato con la nomea del sergente di ferro, cosa che ha subito impressionato favorevolmente il pubblico. Ripartire dalla disciplina e dalle cose semplici, motivare gli sfiduciati, lavorare tanto. Tantissimo. Ingredienti che profumavano di normalità. Walter non si è risparmiato e l'inizio di stagione gli ha dato ragione. Sembrava che l'equilibrio fosse solido e l'Inter è volata in classifica stupendo gli scettici. La classifica, tutt'ora, non è la parte più devastante dell'intera questione. Si sono persi punti che sembravano alla portata, ma è anche probabile che la classifica rifletta quello che siamo. La rosa è questa.

I paragoni sono un esercizio abbastanza inutile. Perché difficilmente risolvono il problema. E spesso se ne allontanano. Il problema non è eleggere un "vincitore" tra Stramaccioni e Mazzarri. La bilancia che indica e pesa chi ha fatto più punti, con quale media e con quali giocatori fa il gioco delle fazioni, ma non quello dell'Inter. I temi da affrontare sono altri. Il cambio societario dovrà definire, fra le tante cose, gli errori commessi cercando di non ripeterli. Dovrà lavorare sul passivo e difficilmente potrà investire subito in scioltezza. Sul campo bisognerà ritrovare, oltre alle gambe, anche lo spirito giusto. Ne è consapevole Mazzarri che si trova a dover rispondere di un'Inter incolore e poco incisiva. Paurosamente in linea con quella dell'anno scorso. Il vaso di Pandora ha eruttato problematiche antiche, mai risolte. Problematiche ostili ora che i soldi scarseggiano e i risultati non danno morale. Ciò che di negativo succede all'Inter gode di immediata diffusione mediatica. E' bene ricordarselo. Qui all'Inter non è facile. Non lo è stato mai.

Twitter @SBertagna