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editoriale
Ho letto un libro, che probabilmente molti presidenti di società calcistiche dovrebbero leggere. Parla di calcio e di numeri. Un binomio difficilissimo da far quadrare in quel circo impazzito che é il calciomercato, il ricambio generazionale, una squadra da ricostruire per essere competitivi ad alti livelli. Sempre. Tutte ambizioni faticose da mantenere, spesso disilluse da errori grossolani. O forse sarebbe meglio dire evitabili. Se in linea di principio vale la regola generale che a vincere sono le squadre con i giocatori migliori (e quindi con gli stipendi più onerosi) esistono degli accorgimenti interessanti che permettono di creare una frattura e di disorientare le leggi più consolidate. Di investire in maniera proficua anche se non si ha a disposizione il portafoglio di uno sceicco.
Brian Clough e Peter Taylor (coppia inseparabile che portò squadre come il Derby County e il Nottingham Forest a vincere l'impossibile e sì lo so, mi rendo conto che é riduttivo, Clough e il suo socio meriterebbero un pezzo a parte) accoglievano con un discorso prestabilito i nuovi giocatori:"Alla prima occasione che ci capita di sostituirti con un giocatore migliore, lo faremo senza battere ciglio. É per questo che siamo pagati, per costruire la miglior rosa possibile e per vincere il più possibile." Certo, era un discorso che si poteva fare ai nuovi acquisti del Nottingham. Ma quell'improbabile e spietata uscita nasconde una verità spiazzante. Il calcio é emotivo. Dannatamente emotivo. E per vincere a volte devi essere spietato. E vendere Ibrahimovic per portarti a casa Samuel Eto'o+50 milioni, per esempio. L'affare del secolo, certo. Ma se lo vivisezionate troverete alcune regole da poter applicare sempre.
Regola nr. 1. Vendere i giocatori al loro apice. Vendi Milito ( ma potrei dirvi Maicon oppure qualsiasi altro eroe del triplete. No, non Muntari) dopo il 22 maggio e guadagni tot, vendi Milito adesso e guadagni un altro tipo di tot. Sento levarsi innumerevoli obiezioni. Lo vedete che il calcio é una roba tremendamente emotiva? Il tifoso si strugge giustamente per un campione che indossa la sua maglia e che lui ha amato più di ogni altro, ma se con il passare del tempo la squadra non vince, lo stesso tifoso si agiterà profondamente e pretenderà dei cambiamenti. Che se fatti in maniera impulsiva, difficilmente nel calcio possono portare a risultati concreti e veloci. Clough e Taylor vi direbbero che le cose non vanno così. Che si devono studiare tutte le circostanze, approfittare di calciatori problematici per comprarli a poco e rimetterli a nuovo (regola nr.2), prediligere giocatori giovani (regola nr.3).
L'Inter si trova ad un importante bivio. Deve decidere essenzialmente come ricostruire (sul ricostruire siamo tutti d'accordo). Ha al suo interno pezzi importanti di triplete, che hanno scritto la storia e che potrebbero ancora scriverne. Ha ancora giocatori di classe. Ha probabilmente dei giocatori che non si sono dimostrati all'altezza. E altri, giovani, sui quali ci ha visto bene e sui quali deve puntare in maniera categorica. Il gioco é delicato. Ma forse vale la pena di fare qualche riflessione. Abbiamo giocatori con ingaggi forti e giovani che qualcuno vorrebbe accaparrarsi. E allora se prendiamo per esempio Diego Forlan, per il quale non sembrano esserci offerte di un certo tipo, e valutiamo il suo ingaggio che é di 3,5 milioni (se aggiungiamo le tasse che deve pagare l'Inter arriviamo a 7 milioni) e dall'altra parte della bilancia ci mettiamo Luc Castaignos, che ha un ingaggio basso, ma ha anche delle offerte interessanti, cosa é meglio fare? Cioè vale la pena sfruttare una plusvalenza e guadagnarci su Castaignos che é giovane, ha delle offerte e quindi é un giocatore in prospettiva di valore, ma che percepisce un ingaggio basso? O vale la pena di rinunciare ad un giocatore senza monetizzare sul cartellino, ma risparmiando sull'ingaggio? Cosa sia giusto e cosa sbagliato lo decide la societá. Ma la pura riflessione matematica é intrigante. I numeri nel calcio dicono cose importanti. Eppure tante cose si decidono in fretta, sull'onda emotiva e in maniera a volte irrazionale. Chissà che quel libro non capiti nelle mani di chi lo potrà apprezzare. Per un calcio meno emotivo e più vincente. Come piace alla maggior parte dei tifosi. O no?
Twitter @SBertagna
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