editoriale

Mercato da 10 (acquisti) a costo 0. Siamo “grossi e cattivi” ma un dubbio c’è. Lezione Kovacic

Murillo, Miranda, Kondogbia, Jovetic, Perisic, Ljajic, Telles, Melo, Montoya, Biabiany. L’Inter chiude la sua sessione estiva con 10 acquisti tondi tondi. E sono acquisti che spostano e possono realmente far fare un salto di qualità alla...

Daniele Mari

Murillo, Miranda, Kondogbia, Jovetic, Perisic, Ljajic, Telles, Melo, Montoya, Biabiany. L'Inter chiude la sua sessione estiva con 10 acquisti tondi tondi. E sono acquisti che spostano e possono realmente far fare un salto di qualità alla squadra di Mancini.

Il mix è quello giusto, proprio come piace a Erick Thohir. Un tot di giovani, agitati e ben mescolati con altrettanti giocatori di esperienza. E così Murillo fa da perfetto Vodka Martini con Miranda, così come Kondogbia può crescere con meno pressioni accanto all'esperienza e al carisma di Felipe Melo, invocato da Roberto Mancini con un "fortissimamente volli" per tutta l'estate.

L'attacco è stato completamente rivoluzionato, con tre acquisti di grandissima qualità: Jovetic, e cito il suo ex allenatore Manuel Pellegrini (non esattamente un suo fan), è uno dei giocatori "tecnicamente più forti mai visti", Perisic e Ljajic assicurano corsa, fisicità e talento (misto ad un po' di sregolatezza).

Tutto questo è stato portato a termine senza spendere più di quanto si è incassato, anzi restando (per quest'anno) in attivo di poco più di 3 milioni. Anche Platini è servito, mentre nel Regno Unito spernacchiano il suo Fair Play Finanziario pagando dei bambini 80 milioni e spendendone oltre 200 in tre giorni nonostante le sanzioni appena rimosse (ogni riferimento al Manchester City è puramente voluto e diretto).

Economicamente, Piero Ausilio ha compiuto la sua impresa: rivoltare la rosa come un calzino senza intaccare il bilancio.

Tutte rose? No, almeno a mio modo di vedere. Qualche spina c'è e non potrebbe essere altrimenti.

L'Inter ha seguito in maniera ossequiosa la strada indicata da Roberto Mancini. La squadra, come piace al tecnico jesino, deve essere "grossa e cattiva", soprattutto in mezzo al campo, e non c'è dubbio che lo sia: Guarin, Melo, Kondogbia, Medel non giocano esattamente sulle punte. Per non parlare di Miranda e Murillo.

Questo alla lunga può pagare, e generalmente in Italia paga. Ma di qualità, in mezzo al campo, non ce n'è "a bizzeffe". E allora rischi di ritrovarti a dover soffrire maledettamente contro chi gioca contro di te puntando allo 0-0 (gran parte delle squadre). Alla fine, per prevalere, dovrai tentare di lavorare l'avversario ai fianchi, massacrandolo sul piano fisico e aspettando un guizzo geniale dei tre davanti. E' riuscito due volte al 90' finora, la speranza è che sia il segnale di una nuova alba. Ma il dubbio che un centrocampista centrale di grande qualità servisse permane, nonostante l'arrivo di Felipe Melo, più "raffinato" rispetto a Medel ma non certo un piede per palati fini.

Ma la scelta è stata consapevole e, ripeto, in Italia spesso ha premiato mandare in campo una squadra di granatieri.

Chiudo con quella che io definisco la "lezione Kovacic". Molti ancora rimpiangono la cessione del talento croato, una cessione che io invece condivido (pur essendo un convinto ammiratore di Mateo). Quando bussa il Real Madrid con 35 milioni (più bonus) per un giocatore che non è neanche un titolare inamovibile per il tuo allenatore (si può essere d'accordo o meno sulla scelta ma che non fosse un titolare sicuro è una realtà), allora cedere (nella situazione economica attuale naturalmente) diventa una conseguenza inevitabile.

Ma la lezione di Kovacic è un'altra: quando acquisti un giocatore giovane e di talento, il re-sale value è garantito. Ci sono ovviamente delle eccezioni (Belfodil tanto per dirne una, anche se comunque ha incredibilmente generato ugualmente una plusvalenza) ma in linea di massima il gioco vale sempre la candela. E' accaduto per Kovacic, tutto sommato è accaduto anche per Shaqiri, che non ha perso valore nonostante 6 mesi pessimi, accadrà certamente con Icardi, con Gnoukouri. Questa è la strada maestra, questo è l'unico modo per competere, ad oggi, ad alti livelli: individuare i giovani giusti e mixarli con giocatori di esperienza.

Ed è per questo che "benedico" il niet di Ausilio alle richieste di Ferrero per Eder: 15-20 milioni per un giocatore che va per i 30 anni sono un investimento a perdere. E anche qui la lezione l'abbiamo in casa e si chiama Hernanes, rivenduto senza guadagnarci un solo euro rispetto alla cifra spesa.

Nel complesso, comunque, l'Inter ha operato in modo intelligente ma anche spregiudicato. Si è presa i suoi rischi (ogni gol di Hernanes alla Juve e di Kovacic al Real verrà strombazzato a destra e manca) ma ha dato a Mancini quel che voleva. Ora tocca al Mancio. Gli ingredienti li ha: li shakeri a dovere e ci regali un cocktail nerazzurro tutto da gustare.

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