editoriale

Mercato Inter: quando le mogli sanno spendere e i mariti tacere

Diamo a E.T. quel che è di E.T. No, Spielberg non c’entra, stiamo parlando del presidente nerazzurro Erick Thohir che è riuscito nella non semplice impresa di consegnare ai tifosi una squadra (sulla carta) davvero competitiva. Siamo onesti,...

Lorenzo Roca

Diamo a E.T. quel che è di E.T. No, Spielberg non c’entra, stiamo parlando del presidente nerazzurro Erick Thohir che è riuscito nella non semplice impresa di consegnare ai tifosi una squadra (sulla carta) davvero competitiva. Siamo onesti, chi si sarebbe aspettato un mercato del genere da parte dell’Inter? Pochi ottimisti e qualche drappello di tifosi-seguaci a Giava.

Nell’antro fosco di un calciomercato sempre più difficile per le società italiche incombevano le ingombranti concrezioni rappresentate dal sempreverde spauracchio FPF e dal sanguinante bilancio interista. Il gotha nerazzurro ha saputo attivare e attuare una sinergia rara di questi tempi, con una campagna diretta in prima linea dalle primedonne Roberto Mancini e Piero Ausilio, ma con la sagoma bonaria ma incombente di Thohir sullo sfondo, che ha lasciato alle sue 2 grazie carta bianca per operare sul mercato in quasi totale libertà. Un iter ideale, come dovrebbe essere. Evitando di infilarsi in pericolosi cul de sac (vedasi Eder) o arenarsi su capricci dirigenziali per questo o quel giocatore (ogni riferimento a cose o persone è puramente casuale).

In un mercato dove si spendono 50 milioni cad. per De Bruyne, Firmino, Benteke e Martial (sebbene io abbia sia ancora turbato da incubi da gennaio per Wilfried Bony al City per 40 milioni di euro) gli acquisti nerazzurri hanno un elevatissimo peso specifico dal punto di vista tecnico.

Rammento un unico intervento dell’indonesiano a metà agosto, giusto per ricordare al dinamico duo Mancio&Piero, fulmineo ma decisivo, come un marito che dice alla moglie amante dello shopping e dalla strisciata facile, che non si può solo comprare. Se nell’armadio entra un paio di scarpe nuove, bisogna eliminarne un altro più âgée o che non viene mai indossato, care mie. Presto fatto, un po' di scartoffie sono state smaltite e anche per qualche pregiato tacco 12 è stato necessario il sacrificio.

Oltre alla qualità tecnica della nuova Inter, che si presume in aumento, il dato sinceramente strabiliante è quello economico. Il saldo della società dopo la sessione di mercato è positivo. Grazie a operazioni intelligenti con pagamenti dilazionati l’Inter chiude con un +4 milioni di euro che dovrebbe far riflettere su un utilizzo più saggio del verbo coloro che canzonavano la sfigata Inter che compra “con i pagherò e le cambiali”. Milan -81 milioni, Juventus -52, Napoli -18 e Lazio -17. Solo la Roma ha fatto meglio registrando un lauto +28 milioni di euro nel saldo di mercato.

L’Inter ha scommesso su se stessa, semplice. La qualificazione per la prossima Champions League certo ora diventa il vero, unico, reale obiettivo di questa stagione, laddove il rischio sarebbe ritrovarsi a giugno 2016 a dover ricominciare quasi tutto da capo salutando alcuni big.

Già, ma tale processo non è forse cosa naturale che riguarda tutte le società con grandi ambizioni? Milan, Juventus, Roma e Napoli possono forse permettersi di dire “Mah sì, vediamo come va quest’anno, in realtà navighiamo a vista, senza obiettivi precisi”. Balle. Dal 4° posto in giù sarebbe stagione fallimentare per chiunque. Tutte hanno speso per rinforzarsi e nessuna delle big, credo, possa fare mercato badando solo alla cassa.

Volendo cercare le ombre del mercato nerazzurro con in testa la nuova rosa, si può sindacare sul fatto che le fasce siano rimaste un punto debole. Riguardo le “dolorose” cessioni poi, credo che una fitta nei toraci nerazzurri l’abbia procurata solo la partenza di Mateo Kovacić, talento di qualità superiore, che a Milano ha pagato la malagestio degli allenatori e la sua natura tatticamente ibrida. Il croato però ha fruttato 35 milioni di euro. Banalizzando, via Kovacić, dentro Perišić e Jovetić. Operazione che può risultare, come tutte, opinabile, ma che non può rientrare certo nel novero delle follie.

Il nerboruto Minion Shaqiri non ha avuto ahilui la possibilità di mostrare il suo valore, ma ha generato una plusvalenza piccola ma importante, tenuto conto che in un semestre il suo valore non è stato certo ritoccato dalle prestazioni. Hernanes non ha mai incendiato i cuori interisti né si può dire che abbia mai fornito prestazioni indimenticabili. Si legge da più parti che è sbagliato rinforzare una rivale, ma si dimentica che può valere anche il contrario ossia la rivale può aver toppato e ritrovarsi a scoprire che Hernanes non è ciò che le serviva. E anche col brasiliano, contrariamente a ciò che alcuni incauti pensatori argomentano, l’Inter ha fatto cassa con sullo sfondo una possibile plusvalenza, oltre ad aver alleggerito il bilancio da un pesante ingaggio.

Le luci del mercato nerazzurro di contro sono duplici, dell’aspetto economico abbiamo detto, dal versante tecnico i nomi di Jovetić, Perišić, Murillo, Kondogbia, Telles, Ljajić, Miranda, Melo e C. sono abbastanza eloquenti. In qualità di tesserato del di recenti natali partito anti-Eder e pro-Ljajić mi concedo solo una licenza sull’ex romanista (che, lo so, potrebbe diventare un clamoroso autogol), penso in cuor mio che possa diventare un importantissimo valore aggiunto dell’Inter che verrà. Parleranno, come sempre, i fatti.

Lo scudetto dell'ombrellone non ci interessa, ma un po' a noi interisti conforta. Ora tocca a voi, forza ragazzi!