editoriale

METTIAMOLA COSI’…

Dario Di Noi

Mettiamola così. La volpe non è arrivata all’uva, come suole dire il proverbio, e a noi tocca trovare una giustificazione buona, comoda e ragionevole (ma comunque – si spera – sensata) ad una serata storta, una bella scoppola che...

Mettiamola così. La volpe non è arrivata all’uva, come suole dire il proverbio, e a noi tocca trovare una giustificazione buona, comoda e ragionevole (ma comunque - si spera - sensata) ad una serata storta, una bella scoppola che ancora brucia e non è semplice da assorbire. Giusto non andare oltre: va digerita, assimilata e a lungo ricordata. ‘Certo certo, la solita storia della volpe che non arriva all’uva’, ti diranno, ma partiamo proprio dal presupposto che sì, è proprio quella, Esopo ci ha preso alla grande. Vincere sarebbe stato bello, facile e trionfale, convincere - stavolta tutti, di fronte ad un avversario di peso - sarebbe stato magico, unico ma anche esagerato, visto e considerato il punto in cui l’Inter, contro il pronostico di tutto e tutti (è bene ricordarlo), adesso è arrivata. Battere la Fiorentina avrebbe dato un segnale fortissimo ad uno dei campionati più originali ed equilibrati che gli italiani ricordino, ma evidentemente non era questo il momento di darlo, non era l’Inter una squadra pronta per farlo. Troppi discorsi attorno a questo gruppo, ma la realtà delle cose era ben diversa, e così dovrebbe restare: solo 5 settimane fa, chi non avrebbe firmato per questa classifica alle porte di ottobre? Chi l’avrebbe mai pensato, anche lontanamente? Nessuno, missione impossibile. Chiaro, certi sogni (che mai fanno male) erano già partiti per la tangente, serviva tornare sulla terra: è così, per crescere, per conoscerti e capire chi sei, anche questa è una tappa fondamentale. Bello poter raccontare un’Inter da bottino pieno, inarrestabile. Pensa andare avanti così, mica male. Che cavolo, 'sta sconfitta, un peccato vero: non ci voleva. O forse si?

A San Siro l’Inter è scesa in campo con alcune certezze, sgretolate in pochi minuti da una viola spietata. Gli errori sono costati carissimo, tra tutti gli –IC che hanno colonizzato l’Inter negli ultimi anni la storia della partita l’hanno scritta i ‘parenti’ con l’altra maglia, Kalinic e Ilicic, straripanti tra le mille difficoltà nerazzurre. Non c’è dubbio, l’Inter ha sbagliato, forse per troppa sicurezza o troppa presunzione, di sicuro perché non bastano 5 partite ad annullare le debolezze di anni. Mancini e i suoi hanno bisogno di tempo, tempo che però fino ad ora si sono conquistati sul campo: assurdo sentir parlare di crisi o fatiche, dall’alto della cima della classifica forse non è mai successo a nessuno. Si possono additare colpe, non capire determinate scelte tattiche o di turnazioni, certo: ormai è successo, ma a volte perdere può dare i suoi frutti. E allora forse sì, ci voleva. Lo sa bene la terza Juve di Conte, che proprio da una sconfitta con la Fiorentina (pura coincidenza) diede il via all’anno dei 102 punti da record. Nessun paragone tra le due squadre, assolutamente, anche perché l’obiettivo dichiarato a inizio stagione è ben diverso. L’Inter punta prima di tutto ad un posto in Champions League, non va dimenticato mai. Ora la strada sembra più in salita, la cosa importante è che non crollino le certezze. Non aver vinto può essere un’occasione, nel calcio - e non solo - serve per diventare grandi. Il destino ha scelto che all’Inter accadesse così, con un roboante e violento 1-4 casalingo firmato da un’acerrima rivale. Ora, dopo la batosta, tocca al gruppo dimostrare cosa vale. Torna sempre la favola della volpe, ma meglio adesso che le cose girano, quando sei in alto in classifica e le altre inaspettatamente zoppicano. ­­­­­­­­­­­­­­­Meglio adesso se il gruppo è forte e ha fiducia totale nel suo tecnico, meglio adesso se un’Inter ancora in costruzione saprà sfoggiare tutte le sue armi, quelle già espresse e quelle ancora troppo nascoste. Meglio adesso, ancora, per ripartire con i piedi ben saldi in terra, non ridimensionati ma responsabilizzati: meglio adesso, ma che serva di lezione. La volpe non è arrivata all’uva, ma chissà che alla lunga non possa raccoglierne di più buona e matura…

@DarDinoRio