editoriale

MOU E IL COPYRIGHT DELL’INTERISMO…

C’era una volta (e c’è ancora) l’interismo di Beppe Severgnini. Quello che diceva Beppe, penna del CorSera, nel suo primo esercizio di stile nerazzurro era riassumibile in queste frasi, quasi profetiche: “L’Inter è una forma di...

Sabine Bertagna

C’era una volta (e c’è ancora) l’interismo di Beppe Severgnini. Quello che diceva Beppe, penna del CorSera, nel suo primo esercizio di stile nerazzurro era riassumibile in queste frasi, quasi profetiche: "L'Inter è una forma di allenamento alla vita. E' un esercizio di gestione dell'ansia, e un corso di dolcissima malinconia. E' un preliminare lungo anni. E' modo di ricordare che a un bel primo tempo può seguire un brutto secondo tempo. Ma ci sarà comunque un secondo tempo, e poi un'altra partita, e dopo l'ultima partita un nuovo campionato. Non possiamo perderli tutti. Oppure sì, se ci mettiamo d'impegno. Ma non accadrà, non siamo così prevedibili, nemmeno nel masochismo. Verrà il nostro momento, e sarà magnifico." Affetto, entusiasmo e autoironia completavano il marchio di fabbrica dell’interismo, una condizione, in parte innata e in parte acquisita con gli anni, in tutti i tifosi nerazzurri.C’era una volta un allenatore portoghese, un tale di Setubal, che dove andava vinceva. Con il Porto aveva vinto la Champions League, con il Chelsea, dopo cinquant’anni di astinenza, due campionati. Di lui di si diceva che fosse un tipo speciale. Poi è arrivato in Italia. Destinazione Milano, Beneamata. Ogni sua conferenza stampa diventava teatro di rivelazioni, alle quale il panorama calcistico italiano non era affatto abituato. Josè Mourinho diceva quello che pensava. Provava fastidio per qualcosa? Lo ammetteva. Vedeva degli atteggiamenti scorretti? Li denunciava. Qualcuno lo aveva intuito subito, che il suo bene era il bene dell’Inter. Qualcun altro (per esempio il tifosissimo Beppe Severgnini) ha avuto bisogno di un po’ più di tempo. Non gli erano piaciute le lamentele dopo la brutta figura a Barcellona, gli atteggiamenti di chi combatte ogni giorno una guerra (ma se vuoi vincerla non puoi fare altrimenti…) e le frecciate al nostro Paese. Un portoghese che arriva e sconvolge in un men che non si dica la scena del calcio italiano, dettando nuove regole non è un boccone facile da digerire. “Questa è l’Inter più convincente e fascinosa da molti anni. Se l’allenatore ne è innamorato come tanti di noi, questa è una magnifica notizia.” La notizia è che non ci sono notizie quando si tratta di Mourinho. Bastava ascoltare con attenzione le sue parole e osservare i suoi atteggiamenti in campo per capire quanto interismo ci fosse in Josè. Di recente ha fatto suo anche il termine (e qui il copyright è sicuramente di Beppe). "Ho avuto una grande fortuna nella mia carriera, cioè lavorare per tre club - Porto, Chelsea e Inter - che per storia si avvicinano molto alla mia mentalità; infatti ora sento molto tutto ciò che fa parte dell'interismo.” Sento. Molto. L’interismo. Non c’è nessun bisogno di commentare. Tutto quello che Josè dice è talmente chiaro che non necessita di corollari. Ogni commento è superfluo impegno di penne e bocche nel calcio parlato. A noi piace andare dritti al sentimento. Siamo terribilmente affetti da interismo, come Mou. Mourinho e la stampa. Mourinho è la stampa.