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Mou torna a Milano per affrontare i cugini rossoneri ed è di nuovo un turbinio di emozioni. Nostalgia, gratitudine, amore mai appassito. Sì perchè il portoghese e l'Inter si osservano da lontano come due innamorati e come due innamorati si corteggiano. Tutto questo nonostante un abbandono. Prima o poi sarà necessario renderci tutti conto che questo amore è dannoso e che ci impedisce di vivere il presente (o forse ci aiuta a sopportarlo?). Poi arriva lui con il gesto delle tre dita e tu capisci che è perfettamente inutile cercare di dimenticarlo. "Le tre dita prima della partita non erano per i tifosi del Milan, ma per quelli dell'Inter: da casa hanno potuto vedere il loro ex allenatore che è ancora un interista e non dimentica mai i tre trofei storici." Questa è un'intesa che rasenta la follia, tenendo conto del fatto che la separazione (almeno da una delle due parti) è stata una scelta.
Mou torna a Milano per affrontare i cugini con precedenti abbondantemente favorevoli (come dimenticare i 6 gol dell'annata precedente infilati al Milan?). Mette nuovamente in scena a San Siro la sua idea di calcio, la tensione, l'attesa e infine l'esultanza incontenibile di chi alla fine ha sempre ragione. Poi fa i complimenti ad Inzaghi per il suo personale record di reti in Champions, ricordandogli la sua caratteristica precipua: segnare in fuorigioco.
Mou torna a Milano e si prende quello che gli serviva. La certezza della sua qualificazione e quella di non essere stato dimenticato. Anzi no. Di questo non ne aveva mai dubitato.
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