editoriale

Next Generation Mister

Sabine Bertagna

Un anno no. Lo diceva la classifica e lo gridavano i punti. Lo sussurravano nemmeno troppo in silenzio le sconfitte. Quella brutta contro il Bologna, quella beffarda contro il Marsiglia e poi quella più recente, contro la Juventus. Sconfitte...

Un anno no. Lo diceva la classifica e lo gridavano i punti. Lo sussurravano nemmeno troppo in silenzio le sconfitte. Quella brutta contro il Bologna, quella beffarda contro il Marsiglia e poi quella più recente, contro la Juventus. Sconfitte inasprite da somme di errori, accumulati nel corso di una stagione maledetta iniziata con l'abbandono della panchina da parte di Leonardo. Errori, dicevamo, mescolati alla cattiva sorte e amplificati da quell'attesa necessaria che sottende l'ambiente nerazzurro. Dall'Inter ci si aspetta sempre grandi cose, soprattutto dopo la recente storia vincente. Stanchezza e inadeguatezza: metteteci quello che volete in questo bilancio che ormai tocca stilare ogni manciata di mesi. Svanita l'occasione di fare un mercato riparatore incisivo, momentaneamente illusi da una striscia di risultati positivi, ci siamo ritrovati a non sapere più che soluzione inventarci. Ranieri ha sopportato questo momento con professionalità e se le sue dichiarazioni vi saranno suonate ripetitive e vuote, a posteriori svelano un lucido atteggiamento di difesa. Nei confronti di una squadra alla quale non riusciva di trovare un equilibrio e nei confronti di se stesso. Più di così non si poteva pretendere, forse. Vuoi per le condizioni ambientali, vuoi per le capacità personali. Un maledetto anno no. Sono giorni e giorni che Ranieri ce lo sta dicendo. Lo ringraziamo per averci provato. E per quel derby che ci ha reso forse troppo ottimisti in una fredda e lontana serata di gennaio. Grazie, Mister.

Lo abbiamo visto sparire in un abbraccio frenetico di giovani impazienti di festeggiarlo. Che vittoria prestigiosa per dei ragazzi, che giocano calcio maledettamente bene, ma pur sempre ragazzi! “Partite così si possono preparare alla perfezione, ma poi cuore, personalità e fame di vittoria quasi sempre ne condizionano l’esito. Succede ai grandi campioni, figuriamoci a dei ragazzi di 18 anni…" diceva Andrea Stramaccioni prima di giocare e vincere la finale con l'Ajax. "Noi ci saremo, dal primo all’ultimo attimo." aveva aggiunto. E vedere una primavera tatticamente raffinata e allo stesso tempo già abituata a lottare come una squadra esperta (dal 70° la squadra di Stramaccioni è rimasta in 10 per un'espulsione) aveva impressionato tutti noi. Avevamo trattenuto il fiato quando erano arrivati i supplementari, sapendo che le forze stavano venendo meno e che eravamo sotto di un uomo. Avevamo pregato durante i rigori perché da lontano incominciavamo a sentire nostra quella vittoria che invece era solo loro. Della squadra e di un tecnico che li aveva portati lì senza esitazioni.Tenendo alta la testa e non dimenticando la maglia. Si gioca sempre per quei colori. Tutto il resto è noia o finzione.

Che cosa avrà pensato il Presidente dopo la sconfitta rimediata a Torino? L'avrà impietosamente confrontata con la bellissima vittoria della Primavera? Avrà trascorso una notte insonne cercando di accarezzare la soluzione migliore? E' difficile che a questo punto del campionato si possano ribaltare le sorti, capovolgendone il destino. Ma è altrettanto difficile, credo, guardare la propria creatura soffrire, cadere e rialzarsi con rinnovata fatica. Esausta. E se le colpe non possono davvero tutte dipendere da quella panchina è anche vero che non fare niente può risultare molto difficile. Improponibile se si è dilaniati dal sentimento. Non c'erano presagi che la situazione potesse migliorare, né che potessimo tornare a vincere (o anche solo a smettere di perdere) con certezza. Ranieri lo aveva fatto intendere piuttosto chiaramente. Le nostre ultime partite assomigliavano ad una tipica ultima partita di campionato. Quando le sorti sono già decise. L'ultimo giorno di scuola. Un rompete le righe. Solo che di partite alla fine della stagione ne mancano ancora un po'. Troppe per cedere alla rassegnazione. E allora dopo un pomeriggio in perfetto stile morattiano, ci siamo sentiti dire un penso di sì che profumava già molto del contrario. Il Presidente ha scelto Andrea Stramaccioni per l'immediato futuro dell'Inter. Chi lo conosce da vicino ha già detto che impareremo presto ad amarlo. Uno che al 91° sta vincendo 2 a 0 e che chiede ai suoi di rimanere alti e di attaccare ci piace già tantissimo. Su Twitter gli hanno dedicato anche un hashtag di in bocca al lupo, al quale preferiamo non aggiungere nulla, se non un caloroso benvenuto in una casa che ha già onorato nel migliore dei modi. Buona fortuna! E naturalmente, #stramala

Twitter @SBertagna