editoriale

Niente di personale

Sabine Bertagna

In questo paese con la p minuscola la libertà di stampa esiste, grazie al cielo. Esiste eccome. Quello che scarseggia è invece una cosa che si chiama buon senso. Il buon senso mi dice che come giornale ho il dovere di raccontare i fatti,...

In questo paese con la p minuscola la libertà di stampa esiste, grazie al cielo. Esiste eccome. Quello che scarseggia è invece una cosa che si chiama buon senso. Il buon senso mi dice che come giornale ho il dovere di raccontare i fatti, riportare le opinioni e tentare il più possibile di riprodurre una fotografia della realtà. Il buon senso mi dice inoltre che se per anni ho cavalcato una linea editoriale ed improvvisamente faccio retromarcia i miei lettori si chiederanno quanto meno il motivo. Il buon senso, sempre lui, non mi impedisce (ci mancherebbe) di cambiare idea e impronta editoriale. Ma mi deve senz’altro suggerire che ogni cambiamento porta con sé una conseguenza. Questo perché oltre alla libertà di stampa esiste anche la libertà di lettura.

La pazienza del presidente si è rotta dopo giorni di pressione forte, fortissima, davanti all’evidenza che il danno maggiore lo stesse subendo una Persona (questa sì con la P maiuscola), che in nessun modo poteva difendersi. E per danno intendiamo anche omissione di parole non dette e non scritte. L’editoriale che bruciava lo scudetto 2006 nel rogo del girone dei disonesti, tutti nessuno escluso,  è la chiara dimostrazione che in questo paese dalle sfumature ridicole conviene, se sei colpevole, mettere in piedi un circo mediatico con effetti speciali. In questo modo acquisti credibilità . Tanto quanto uno che è onesto , ma che rimane in silenzio (forse, effettivamente, non un’ottima scelta, quella di rimanere fermi a guardare). Questo per dire che la Rosea - è un suo sacrosanto diritto, beninteso - ha preso una posizione molto precisa, coerente con quanto affermato più o meno in maniera evidente negli ultimi tempi, ma in controtendenza con le sentenze di Calciopoli (sentenze, non requisitorie). Non era sfuggito a nessuno lo spazio senza contraddittorio dato ad A.A., che proprio da quelle pagine aveva sbraitato, indisturbato, strali all’indirizzo della Federazione, rea di metterci troppo a rispondergli (al giovin signore) e probabilmente proprio per questo con la coscienza sporca (deferito per questo? Ma no, non esageriamo suvvia). Non era sfuggito a nessuno che la rubrica di Palombo (ripresa in prima pagina) aveva anticipato quelle che puntualmente sarebbero state le conclusioni di Palazzi. E tutto questo proprio perché la Gazza la leggiamo.

Allora, per farla breve. Moratti deve leggere senza alterarsi che Agnelli merita una risposta in tempi brevi, che le intercettazioni dimostrano che erano tutti intrallazzati, che Facchetti tanto pulito non era, che lo scudetto deve essere revocato (l’immagine con le forbici in copertina era degna del migliore Ruiu), ecc… e non può esprimere un suo civile dissenso? Lo so, è più giusto che a lamentarsi sia il rappresentante di una società la cui sentenza è già stata scritta e che dimostra senza dubbio alcuno che il sistema c’era e che funzionava anche bene favorendola ove necessario. E’ più giusto che a parlare sia Moggi, radiato per sempre dal mondo del calcio. O Biscardi, radiato dall’albo dei giornalisti, uno che di moviole truccate se ne intende. Moratti si è sfogato, consapevole che il fango gettato sull’immagine di Giacinto sarà la cosa più difficile da pulire (di proporzioni inimmaginabili ciò che è avvenuto). Si è sfogato da primo tifoso della sua squadra, sbagliando forse i contenuti, ma non la forma. Quella era diretta e istintiva. Non è più questione di scudetto . Le sue parole sono amare, deluse. Se avesse voluto ottenere dei favori tra amici avrebbe lavorato in silenzio, insistendo per un’intervista senza contraddittorio, cercando gli agganci giusti in profondità. Siamo felici che operare in clandestinità non rientri tra le sue usanze. Siamo per la libertà di stampa, noi.

Monti l’ha presa come una faccenda personale. Si è discostato dall’offesa di congiura, che nessuno gli ha fatto. Ha parlato di azionisti. Lui, non Moratti ( e comunque il Cda di Rcs è pubblico e non è un segreto che ne facciano parte nel consiglio e nel comitato esecutivo John P.Elkann e Franzo Grande Stevenz). Ha spostato l’attenzione su qualcosa che di personale non ha niente. Non citare subito quella vergognosa telefonata che vede la Fazi istruire Bergamo su come trattare Giacinto, questa è una cosa personale. Farlo dopo aver già detto che non c’erano onesti, questo è piuttosto personale. Non contestualizzare , non differenziare, non scrivere qualcosa che sarebbe stato opportuno scrivere, beh questo a casa mia è molto personale. Che Facchetti sia stato sotto il profilo di uomo e atleta una persona monumentale lo leggiamo oggi. Forse un po’ troppo tardi per scansare gli schizzi di fango. Eppure la Rosea l’ha sempre stimato. Cosa farà ora? Ritirerà il premio a lui intitolato? Lo intitolerà a qualcun altro (proposte?)?

Temo che, prima o poi, ognuno di noi debba decidere che cosa vuole fare da grande. Abbracciare un’idea e servirla. Per quanto possibile con lealtà. In questo paese con la p minuscola esprimere un’opinione è ancora consentito. Poi ognuno agisca come creda. La coscienza non è affar nostro. Niente di personale, Direttore.