editoriale

Non dire gatto…

Avete presente Bayern-Inter di qualche giorno fa? Il primo tempo sembrava essere iniziato da secoli, il punteggio stazionava sull’1 a 2, ma le incursioni tedesche facevano temere il peggio. Robben immarcabile, Gomez mina vagante dalle parti...

Sabine Bertagna

Avete presente Bayern-Inter di qualche giorno fa? Il primo tempo sembrava essere iniziato da secoli, il punteggio stazionava sull'1 a 2, ma le incursioni tedesche facevano temere il peggio. Robben immarcabile, Gomez mina vagante dalle parti del nostro portierone, Ribery pronto alla giocata di classe, quella che quando riesce fa male per davvero. Beh, sì. Immagino che ognuno di voi abbia scolpite nella mente tutte le fasi di quella partita. Di quel pallone che i bavaresi più volte avevano spinto praticamente in rete e che i nostri, vuoi con un piede, vuoi con la testa, in un'occasione forse solo con il pensiero, avevano magicamente allontanato. Volere è potere: vince chi lo desidera con maggiore intensità. Wesley Sneijder, per esempio, la voleva davvero quella vittoria. Ha combattuto con sapienza per un periodo indecifrato di minuti fino a quando non ha trovato quel preciso varco, la palla che va a baciare l'angolino della rete e in quell'angolino trova la forza per crederci. Le partite non sono mai chiuse. Tutto può succedere, anche che l'Inter ribalti un risultato fuori casa e centri la qualificazione ai quarti ad una manciata di minuti dalla fine con un gol di Pandev (sì proprio quel giocatore di origine macedone, che una manciata di minuti prima avevate insultato per aver fermato la potenziale doppietta di Wesley). Ecco, la lezione che speriamo aver appreso nei suoi dettagli più intimi e nascosti è questa: mai dire mai. Il campionato è sempre più aperto. Il Palermo interrompe la striscia negativa e ferma la capolista. Calcoli e scaramanzia a parte toccherà giocarlo questo campionato. Fino alla fine. Decidere di esserne i protagonisti dipenderà dalla lezione di Monaco. Dall'intensità del desiderio, dalla prontezza nel combattere, dall'assenza di errori commessi strada facendo. L'importante sarà pensare a quell'1 a 2 di qualche giorno fa. A quando tutto sembrava segnato. Ma la storia doveva ancora essere scritta...