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Senza fare sforzi di grande fantasia potremmo chiamarlo sogno di una notte di mezza estate divenuto realtà. L’inizio di stagione nerazzurro è al momento oltre ogni più rosea aspettativa. Dopo un’estate terminata alla cassa con un carrello della spesa molto confortante, spedire il Milan a -6 dopo averlo battuto nel derby e la Juventus a -8 dopo 3 giornate di campionato era vaticinio arduo oltre che esercizio di presunzione senza confini dopo il mesto ottavo posto della scorsa stagione.
Tenendo sempre a mente che l’obiettivo dichiarato di inizio stagione è la qualificazione alla prossima Champions League con l’arrivo nei primi 3 posti utili per la causa, è chiaro che l’Inter istituzionalmente inizia ogni campionato per lottare per lo Scudetto, anche se ad allenarla fossero Brian & Garrison e in campo scendessero i Teletubbies. La testa del tifoso interista pensa, legittimamente, sempre in grande, dall’alto degli 84 campionati di fila disputati nella massima serie italiana, dalla data in cui il nero e blu tinsero il cielo di Milano.
Dopo le prime due vittorie striminzite e tardive giunte contro Atalanta e Carpi, non certo ostacoli titanici, ecco il derby estivo, una rarità, che con le due rose rivoluzionate colpiva per il numero di neofiti in campo più che per le tradizionali schermaglie verbali ante gara.
Il derby è stato vinto e i 3 punti ghermiti, ma oltre alla soddisfazione per questi due aspetti, la partita contro i cugini è stata fondamentale per il modo in cui è maturata, attraverso particolari da non sottovalutare.
L’Inter si è presentata in campo con 5/11 della squadra titolare composta da nuovi innesti, di cui uno (Perišić) che non aveva mai giocato con la squadra e un altro (Felipe Melo) che lo ha fatto solo in amichevole contro il Lecco. Capirai. Una difesa praticamente mai vista in passato, con Medel centrale accanto a Murillo più Santon e Juan sulle fasce, che nella prima mezz’ora ha sbandato paurosamente. L’Inter ha preso i 3 punti senza fare nulla degno di essere trascritto nel libro delle memorie, nulla di straordinario. Tant’è che le pagelle finali promuovono a pieni voti solo HandanoviÄ, Jovetić, Guarìn (per il gol) e Melo (per la garra).
Di contro un Milan velato dalle vicende del nuovo stadio e da quelle societarie, dalle tempistiche iperveloci e dalle cifre iperboliche. A proposito, mi concedo una divagazione per un quesito irrisolto: qualcuno dei lettori più edotti potrebbe chiarirmi perché Thohir-Moratti sono andati avanti per due secoli nella trattativa, chiusa alla modica di 280 milioni di euro di cui 70 effettivamente versati dall’indonesiano, mentre in un batter di ciglia Mr Bee “Touch the ball” ha spianato sotto il naso di Berlusconi 480 milioni di euro per il 48% di una società arrivata al 10° posto lo scorso anno e valutata… 1 miliardo di euro? Grazie.
Nell’attesa che si compia la beata venuta del broker, il Milan ha schierato 4 elementi nuovi, giocando a detta di tutti al massimo delle proprie possibilità, una partita molto gagliarda per intensità e qualità. Ottime prove da parte di ogni giocatore, presi uno per uno i rossoneri hanno disputato prestazioni eccellenti. Difesa attenta che non ha sbavato, centrocampo sperimentale comandato dal ripescato Montolivo che ha reso oltre ogni aspettativa e attacco frizzantissimo con il quid Balotelli, ovviamente elettrostimolato dai colori nerazzurri, che per l’occasione è tornato alla pratica calcistica dopo un anno nella Merseyside passato a giocare a PES e freccette, tra un tweet e l’altro. I suoi lampi di classe hanno incendiato l’ultima mezz’ora, i milanisti si augurano che non si sia già giocato i jolly stagionali. Maglia rossonera stretta in pugno a fine gara e mostrata con orgoglio sotto la curva nerazzurra, ma niente gol e 1-0 per la sua ex ex ex ex ex squadra. Per il tifoso interista Balotelli resta un lontanissimo e vago, benché fastidioso, ricordo. Sii felice Mario, l’Inter ti ha concesso l’enorme privilegio di guardare il Triplete dalla panchina, non serbare rancore. Good luck.
Riassumendo, un’Inter imperfetta e discontinua batte un ottimo Milan che ha tenuto il piede sull’acceleratore per 90 minuti. I margini di miglioramento dei nerazzurri sono evidenti e molto ampi, a cominciare da Kondogbia, che sembra ancora in fase di rullaggio, Murillo che deve sgrassare alcune impurità, Perišić neoarrivato ma che diventerà fondamentale per l’Inter di quest’anno e Felipe Melo ancora indietro di condizione, ma già con le stimmate da leader e idolo dei tifosi. Si dovrà migliorare poi molto sul gioco collettivo, sui movimenti e la coesione del gruppo, ma al momento non ci si può certo lamentare e il veemente squarcio di Fredy Guarìn al minuto 58 di una fredda serata estiva potrebbe essere la feritoia da cui risalire gli inferi per ritornare a baciare le stelle.
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