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Siamo tutti esaltati per l’ottima prestazione di martedi sera a Stamford Bridge. La vittoria ha un significato che va al di la del fondamentale passaggio del turno: serviva un messaggio chiaro e forte e l’abbiamo avuto. La cosa che ci ha reso orgogliosi di questa squadra è stato il modo in cui abbiamo superato i “maledetti” ottavi di finale di Champions.
Come ha detto Josè Mourinho, abbiamo disputato la partita perfetta vincendo e dominando in casa di una delle formazioni piu’ forti d’Europa, che a settembre era da tutti accreditata come una delle possibili vincitrici della “Coppa con le Orecchie”. Bisogna pero’ prendere questo match per quello che è: ovvero un’ottima partita vinta giocando benissimo, ma che a livello di “tituli” non vale nulla. Se non si passeranno almeno i quarti e le semifinali, per il resto del mondo sportivo saremo sempre la solita Inter, con il mal d’Europa che alle prime difficoltà se la fa sotto.
Oggi tutti salgono sul carro del vincitore, tutti cercano di esaltare una squadra che solo 4 giorni fa avevano definito in calo fisico e con poche chanches di rivincere l’ennesimo scudetto. Ecco, noi non dobbiamo cadere in questo tranello. Dobbiamo isolarci dal mondo esterno e tenere i piedi saldamente per terra, come il nostro allenatore ha sempre ripetuto, soprattutto nei momenti in cui sembra che quest’Inter sia invincibile e tutto vada per il meglio: ricordiamoci che anche per quest’anno il campionato sembrava fosse finito a gennaio. Nei prossimi 30 giorni arriverà un ciclo di partite terribili e decisive, nel quale l’Inter giocherà praticamente ogni 3 giorni tra campionato, Champions e il ritorno della semifinale di Coppa Italia. Dopo la partita di martedi abbiamo molte piu’ certezze che dubbi, ma non bisogna mai abbassare la guardia, come ha insegnato la partita di Catania appena 4 giorni prima.
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