- Squadra
- Calciomercato
- Coppa Italia
- Video
- Social
- Redazione
editoriale
Julio Cesar 6,5: due interventi degni di nota, il primo sul golem montenegrino Radoncic che nel primo tempo lo impegna con una zuccata, il secondo su una punizione dell'attaccabrighe Ogrenovski. Cerca di limitare i rinvii anche con la collaborazione dei compagni che spesso spazzano invece di giocarla su di lui. Sicurezza.
Zanetti 7,5: il capitano c'è sempre, non tradisce mai e negli appuntamenti importanti la sua presenza si sente ancora di più. Peccato (per lui) che il gol gli costerà un pellegrinaggio di 4.600 km circa a piedi verso Milano. Commovente la sua corsa a fine partita dalla moglie Paula e dalla sua bimba Sol. Cuore nerazzurro.
Lucio 6: potrebbe ricordare Cherubino delle Nozze di Figaro, un po' farfallone un po' narcisetto. Più titubante e impacciato del solito lì in mezzo, soliti brividi quando prende iniziative per esplorare zone del campo a lui poco usuali, in ogni caso non deve soffrire più di tanto con gli avanti sudcoreani. Senza Samuel pare essere un po' spaesato. Giocherellone.
Cordoba 7: è lui il perno della difesa nerazzurra di stasera, non sbaglia un intervento e conferisce sicurezza a tutto il reparto coprendo anche le piccole imprecisioni di Lucio. Sempre concentrato, anticipa regolarmente gli avversari. Martello.
Chivu 5,5: sembrava dovesse sostituire Cordoba in mezzo e pare che abbia espressamente chiesto a Benitez di farlo giocare al centro della difesa. Vedendo le sue prestazioni da terzino sinistro se ne intuisce il motivo. Pur non avendo di fronte Krasic patisce molto e un suo vezzoso liscio nel primo tempo viene fortunatamente sparato via da Cho Dong. Insicuro.
Santon s.v.: gioca gli ultimi 15 minuti quando la mamma ha già buttato la pasta.
Thiago Motta 6: vero rientro dopo un periodo di stop forzato, soffre soprattutto nel primo tempo la superiorità numerica e la velocità dei giocatori coreani, poi prende le misure e supporta dignitosamente Cambiasso in mezzo al campo. Convalescente.
Cambiasso 6,5: il Cuchu fa legna in mezzo al campo, tenta di dare ordine a un reparto che stasera è un po' sfilacciato e non sempre ci riesce, la sua presenza comunque lì in mezzo ci vuole sempre. Garanzia.
Stankovic 8: in questo momento è l'Inter. Con lui la squadra cambia faccia, buca la difesa coreana dopo 3 minuti sbloccando il risultato e dà fiducia a tutta la squadra. L'unico in grado di cambiare gioco e velocizzarlo, guida le giocate dei compagni e le finalizza. In ultimo, da non sottovalutare, non reagisce alle continue provocazioni del rissoso macedone Ogrenovski. Leader.
Muntari s.v.: per lui pochi minuti finali.
Sneijder s.v.: non vincerà il Pallone d'Oro ma di sicuro l'Oscar della sfiga è suo. Dopo 30 secondi è costretto alla resa per un risentimento muscolare. Paradigma della stagione nerazzurra fino ad ora: anche quando si vince, c'è un motivo per essere dispiaciuti. Paperino.
Pandev 5,5: si può stare a discutere una vita e mezza sul fatto che giochi in una posizione non sua. Corre e si sbatte molto, è indubbio, ma sbaglia molti appoggi semplici e spesso tenta dribbling che da punta avrebbero un senso, da centrocampista un po' meno, soprattutto perché in un paio di occasioni la difesa rischia a causa di sue leggerezze.
Eto'o 6: il leone nero questa volta è portato fuori dalla savana. Tornato ad assolvere compiti da uomo di fatica con la presenza di Milito in avanti, viene inevitabilmente tenuto alla larga dalla zona in cui lui è letale, l'area di rigore. Quando ci arriva, il portiere coreano respinge il tiro che poi Milito converte in gol. Speriamo Benitez capisca che la sua posizione è al fianco di Milito. Sacrificato.
Milito 8: lui invece è tornato nel suo habitat naturale, anche da un punto di vista geografico. Pur nitidamente lontano dalla migliore condizione, l'emirato gli fa tornare in mente di essere un principe e lui dispensa fiotti di sangue blu calcistico mandando in gol Zanetti con una magia e inchiodando la finale con il gol del 3-0. Noblesse oblige.
Benitez 6,5: non rischia Chivu centrale né Maicon, tenuto a riposo. dalla panchina nel primo tempo si agita come mai l'avevamo visto prima. Lo scuote la paura di precipitare nel baratro o la consapevolezza che questa squadra è un cavallo bizzoso le cui briglie vanno saldamente strette con coraggio e personalità? Speriamo sia la seconda. Survivor.
© RIPRODUZIONE RISERVATA