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editoriale

Pavard Vangelo. Calha, lo sai perché? L’Inter è proprio Sinner: vince lavorando in silenzio

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Analisi della vittoria dei nerazzurri sui bianconeri: l'Inter fa sembrare semplice una cosa difficilissima. Inzaghi considera tutti utili, nessuno escluso
Sabine Bertagna Vice direttore 

C'è una profonda sensazione di benessere nella Milano che ha giocato ieri sera a San Siro, contro la diretta inseguitrice, la Juventus. Non potrebbe essere altrimenti dopo la prestazione corale di un gruppo che sa dosare forza e intelligenza, che accelera quando intravede la giusta verticalizzazione e che ha la pazienza di frenare e distribuire ordine quando la situazione lo richiede. Senza scatti frenetici e con lucidità. Complimenti, mister Inzaghi. Il lavoro, quello che si fa lontano dalle telecamere, paga sempre. Questa Inter è forte e bella da vedere e può contare su calciatori che sono diventati giocatori a tratti fenomenali. Grazie a questo lavoro e grazie a questo allenatore, è bene ricordarlo. Nulla è arrivato per caso, da queste parti. Men che meno l'1-0 di ieri sera contro la Juve.

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L'Inter scesa in campo a San Siro contro la Juve è stata famelica. La chiave del suo successo potrebbe essere banalmente ridotta alla capacità di giocare in maniera corale praticamente in ogni frangente della partita. Se non fosse che giocare in maniera corale contro un avversario di valore come i bianconeri non è esattamente una cosa semplice. Abbiamo ammirato armonia, perfetta sincronia nei movimenti, una concentrazione prepotentemente alta, intuizione, qualità. Chi più ne ha ne metta perché non sbaglierà  e nemmeno tenderà all'esagerazione. Partendo da questo gruppo è difficile non dare meriti speciali ai singoli giocatori. Ognuno di loro li meriterebbe. Anche chi, come Frattesi, non è potuto scendere in campo e partecipare attivamente alla festa. Anche chi, come Klaassen, ha avuto il compito di fare il suo per pochi minuti: fosse anche solo quello di ricordare all'arbitro che era ora di fischiare la fine. Anche chi, come Sommer, ha guardato questa Inter giocare senza un rivolo di sudore. Alla fine il segreto della coesione è oltre che calcistica, anche una scelta emotiva, di valori. Qui non si lascia indietro nessuno, c'è bisogno di tutti.


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I singoli, dicevamo. Beh, se dovessimo stampare una sola figurina per raccontare Inter-Juve credo che saremmo tutti d'accordo sulla rovesciata di Benjamin Pavard. Che giocatore, direbbe a ragione qualcuno. La sua non è stata un'ottima prestazione difensiva con attitudini maledettamente offensive. La sua è una filosofia di vita. È un Vangelo predicato con sagacia e solidità. È una prova da far vedere ai piccoli calciatori che aspirano a diventare difensori eccezionali. L'avversario con lui non passa e torna a casa con il massimo della frustrazione. E poi la sua fascia che diventa la traiettoria perfetta per accompagnare la squadra a cercare di far male nel modo più cinico possibile. Dopo pochi minuti è già lì ad aizzare il pubblico e tu ti chiedi davvero da quanti anni Benji l'interista vesta questa maglia e abiti a Milano. Non meno di dieci, si direbbe.

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Calha lo sai perché non dimenticheremo questa partita? Forse lo immagini. Quel lancio per Dimarco ha un che di spirituale. Bisognava solo avere fede e attendere che un giocatore della tua tempra e con le tue qualità (altrove sottovalutate) scegliesse di vestire la maglia nerazzurra. Hakan rimarrà per sempre nella memoria dei tifosi come colui che ha snobbato l'altra parte del Naviglio per ergersi a uno tra i migliori centrocampisti dell'universo con questa maglia. E con lui non si può non nominare anche Barella, altro giocatore di intelligenza calcistica superiore dotato di un talento che fa paura e che ieri a centrocampo ha fatto ciò che voleva e come voleva. Bisognerebbe nominarli tutti perché uno spartito per trasformarsi in qualcosa di speciale necessita di interpreti non ordinari che fanno cose straordinarie. C'è poi un dato incredibile, quasi sorprendente. Per la prima volta Simone Inzaghi non ha sostituito un giocatore ammonito. Chi poteva essere se non Mkhitaryan? La partita di ieri ha risposto anche a quella domanda che con regolarità si presentava insistente. Che tipo di soluzioni può sfoderare questa Inter di spirito così offensivo quando incontra squadre che si chiudono e che si schiacciano dietro? Ecco a voi, per servirvi, Inter-Juventus.

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