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editoriale
In questo difficile lunedì sportivo mi rivolgo a tutti i tifosi interisti e alle polemiche sorte in seguito all'arbitraggio creativo di mister Piero Giacomelli da Trieste. Nel post partita hanno avuto grande eco le parole di Mauro, noto intellettuale dal certificato spessore etico-culturale, che dall'alto del suo scranno e della sua incontrovertibile autorevolezza sentenzia: «Non era rigore quello su Ranocchia». Apriti cielo, il popolo interista si rivolta di fronte a questa stravagante interpretazione. Ma, al di là del mero giudizio sull'episodio, una domanda mi perfora la mente. Non mi dà tregua. Perché siamo così morbosi e cocciutamente recidivi da dover, dopo la partita, ascoltare i prodotti del "pensiero" (sì, la mia longanimità talvolta non ha limiti) di certa gente? Nel calcio ci sono innumerevoli esempi citabili. Mi torna in mente quando Gianluigi Buffon, altro maître à penser leggendario per la società di oggi, dopo il gol di Muntari in Milan-Juventus disse, con una strabordante personalità paragonabile forse solo a quella di Winston Churchill: «Non ho visto, ma anche se avessi visto non avrei detto nulla. Ed è inutile che vi scandalizziate». Grande. Oppure i dadaisti del regolamento del calcio che dopo il famoso fallo di Iuliano su Ronaldo pescarono dal loro generoso sacco di poutanades tirando fuori cose tipo "fallo di sfondamento" od ostruzione quindi punizione a due in area? Da brividi. Ma torniamo a Matteo Mauro. Perché io interista, dopo la partita, sento la necessaria e irrefrenabile voglia di ascoltare cosa pensa Mario Mauro in generale, umiliando il mio supporto cognitivo? Anche lei ci è cascato, presidente. Fosse Gianni Mura, Indro Montanelli, Enzo Biagi od Oscar Giannino, magari più di una ragione ci sarebbe. Ma perché umiliarsi con Marcello Mauro e compagnia cantante? Cosa può dire di così definitivo da incrementare il valore della nostra esistenza, uno che ricopre la carica di consigliere del circolo di golf di Torino, Royal Park I Roveri, che vede Andrea Agnelli come vicepresidente? Una persona, Mircea Mauro, benedetta ripetutamente dall'Empireo, che si vanta di aver giocato con Zico, Maradona e Platini e ha avuto la brillante idea di scrivere un libro (che dite, evitiamo di comprarlo?)? La mia domanda è cosa posso aspettarmi da Maffeo Mauro? Ma soprattutto, cosa me ne frega di Manfred Mauro in generale, come regola esistenziale basica della mia esperienza terrena. Come può avere peso in una società supposta civile l'opinione di Mansueto Mauro? La risposta è: grazie a Sky of course, che per motivi oscuri alle leggi dinamiche e ontologiche che regolano il pianeta Terra, ha l’esigenza di nutrirsi del pensiero (sono imperdonabile, lo so) di Manuele Mauro e altri epici magister vitae. Vado a monte e faccio notare come la sottoscrizione dell’abbonamento con la succitata piattaforma satellitare, a oggi 19 novembre 2012 per la legge italiana, non rientri tra gli obblighi del cittadino. Quindi mi permetto di suggerire che se Sky proseguisse con il caos dionisiaco dei teatrini postgara e le ospitate di personaggi che hanno un'importanza terrena realmente trascurabile, non solo nella vita in generale ma perdipiù nello stesso ambito calcistico, potrebbe essere una soluzione quella di non affidarsi più a Sky per la cronaca degli eventi sportivi o quantomeno volersi un po’ bene evitando di ascoltare le parole del primo che passa?Chiudo con un dubbio amletico: Mauro è il nome o il cognome?
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