editoriale

POTERE E TV. E FINISCE TUTTO A TARALLUCCI E VINO…

Sorrisi e pacche sulle spalle sembrano essere gli ingredienti scelti da Adriano Galliani per disperdere le polemiche sui cambi di calendario. Alla provocazione ironica partita da Mourinho, che ieri aveva detto “il derby si giocherà domenica, a...

Sabine Bertagna

Sorrisi e pacche sulle spalle sembrano essere gli ingredienti scelti da Adriano Galliani per disperdere le polemiche sui cambi di calendario. Alla provocazione ironica partita da Mourinho, che ieri aveva detto “il derby si giocherà domenica, a meno che Galliani non chiami il presidente di Lega e cambi la data”, la risposta è stata “vorrei rispondere al signor Mourinho, non penso di cambiare la data del derby…”. Un modo per sdrammatizzare una giornata caratterizzata da una sequela di dichiarazioni dello stesso Galliani, che avevano palesato un chiaro bisogno di giustificare l’ingiustificabile. Si è partiti con un “l’Inter non doveva essere avvisata in quanto il suo calendario non era stato modificato”, proseguendo con un “il Milan ha fatto presente che c’era una disparità di trattamento prima del derby” e terminando con un “ tutte (quali? Quelle che non ne sapevano nulla?) le squadre erano favorevoli, compresa quella del mio amico Della Valle, perché a nessuno fregava nulla di tutto ciò”. A nessuno fregava nulla, ma forse avrebbe dovuto. La Fiorentina, per esempio, invece di pensare ai legami di amicizia con Galliani, nell’accettare lo spostamento della sfida contro il Milan avrebbe dovuto tenere in conto che in questo campionato qualcosa da dire, visti i risultati, ce l’ha anche lei. E quindi non giocando più di sabato, ma di mercoledì e per giunta alle 18.30 la partita qualcosa avrebbe perso. Per i viola affrontare il Milan dopo il derby sarebbe stata cosa ben diversa e spostare la sfida di due mesi è una storia che non riguarda nemmeno più il nostro campionato. Diventa un episodio estraneo, in attesa di rientrare nel meccanismo del campionato. Su diversi quotidiani sportivi si è letto come l’ufficializzazione dei calendari da parte della Lega fosse avvenuta senza che altri presidenti ne fossero stati messi al corrente in precedenza. E quindi tutto questo favore non si capisce da dove venga. Non voglio pensare se una cosa del genere fosse avvenuta a parti invertite. Quale insurrezione popolare si sarebbe levata a gridare che un amministratore delegato che è anche presidente della serie A e che si cambia i calendari a suo piacimento è una situazione inammissibile. Così Galliani glissa, minimizza e concede battute all’uditorio attento e compiacente. E a noi, sinceramente, non viene per niente da ridere…