editoriale

Professione Sognatori

Sabine Bertagna

Ci perdonerà Mateo Kovacic, per tutta questa attenzione carica di aspettative. Ci perdonerà se una volta sentito il suo nome e realizzato che il potenziale era di quelli interessanti, ci siamo fatti un po’ prendere dall’entusiasmo....

Ci perdonerà Mateo Kovacic, per tutta questa attenzione carica di aspettative. Ci perdonerà se una volta sentito il suo nome e realizzato che il potenziale era di quelli interessanti, ci siamo fatti un po' prendere dall'entusiasmo. Il calcio è maledettamente emotivo. E anche se questo non significa che la società metta a segno un colpo con il solo obiettivo di accontentare la platea inquieta dei tifosi, ciò non toglie che il risultato dell'operazione abbia sganciato entusiasmo a pioggia. Complici i precedenti interminabili ventinove giorni di (apparente?) immobilismo sul mercato (ad eccezione del blitz su Rocchi) il tifoso si trascinava di giorno in giorno con evidente difficoltà. Un po' come il centrocampo dell'Inter contro il Toro. Poche idee e molto confuse.

Il no petulante di Paulinho, la cessione di Coutinho (che andava ad aggiungersi a sorpresa a quella invece ormai assodata di Sneijder) e l'idea che i soldi intascati potessero portare alla Pinetina solo Schelotto, non riuscivano a disegnare pensieri sereni. Anzi. La preoccupazione cresceva in maniera esponenziale, rapportandosi in sofferente silenzio all'arrivo di Mario sull'altra sponda del Naviglio. Quella sbagliata per definizione. Poi qualcosa si è sbloccato. Le lancette dell'orologio hanno preso a girare quasi vorticosamente e ad ogni ora c'era un qualche nuovo aggiornamento. L'Inter è su Kovacic. Kovachi? Guarda che è un talento, è giovane. Un vero fenomeno. Allora figurati se riusciamo a prenderlo. Questi più o meno gli scambi ottimistici rispetto al nuovo nome che circolava. Intanto avevamo preso Kuzmanovic e la trattativa per Schelotto sembrava essersi sbloccata. Succedevano cose. Vedevamo gente. Pronta ad indossare la casacca nerazzurra.

E così Mateo, sul quale intanto abbiamo iniziato a farci una piccola cultura, è sbarcato a Milano quando tutto sembrava ormai perduto. Ad aspettarlo l'entusiasmo non solo dei tifosi, ma soprattutto quello del Presidente. E non sottovalutate questo aspetto. Innamorarsi di un'idea, di un talento o di una giocata è ciò che permette a tutti di andare avanti nel calcio. Di non arrendersi se le cose vanno male. Di cercare una via di uscita in un momento dove nulla di ciò che succede va come avresti desiderato. "Il calcio è bello quando ti sembra di vedere qualche cosa che non hai visto precedentemente." Non una frase banale, ma una confessione di intenti. Senza i sogni non si va da nessuna parte. Il nostro potrebbe finire per "ic". Ma non affrettiamolo. Sarebbe infantile. E noi non lo siamo. Giusto?

Twitter @SBertagna