Professione tifoso?

E' un gioco antico. Preso fin troppo sul serio dai tifosi. Segnali di simpatia per una squadra che non è quella nella quale il giocatore va a giocare. Frasi pronunciate tempo addietro, chirurgicamente estrapolate e riproposte dai giornali. Sembra che tutti i giocatori recentemente approdati all'Inter abbiano un passato "macchiato" da qualche simpatia per i rivali più accerrimi. E' andata così con le immagini di Medel al quale un tifoso in aeroporto aveva rifilato un cappellino rosa della Juventus. E' andata così con le frasi pronunciate da Podolski nel 2007 che esprimevano ammirazione per la Juve di Del Piero. Dettagli che sono diventati importanti. Fondamentali.

Alla favola mediatica del giocatore tifoso crede alacremente ormai solo il Milan, che imposta tutte le sue campagne mediatiche relative ai nuovi acquisti sul mantra "tifavo Milan sin da piccolo". Come se questo fosse sufficiente a garantire una fedeltà eterna. Ma i giocatori pensano a giocare, non a tifare. Cassano, interista, non ha avuto problemi a segnare contro la sua squadra del cuore né a vestire la maglia rossonera. Ibrahimovic aveva il poster di Ronaldo in cameretta. E quindi possiamo dire che tifava Inter sin da piccolo? Forzato. E ininfluente.  

E' singolare come nel caso dell'Inter certe dichiarazioni oscurino qualsiasi cosa. Non si ricorda un simile putiferio per le frasi profondamente "interiste" di Bonucci rinnegate una volta passato alla Juventus. Ai tifosi dovrebbe stare a cuore una sola cosa. Che i giocatori si dannino per la propria squadra. Che segnino. Che siano decisivi. Di Lukas Podolski dovrebbe interessare solo questo. Che aiuti l'Inter a ritrovare i suoi obiettivi. Che ce la metta tutta. Con tutto il suo cuore. Esattamente questo. Nulla di più. 

Twitter @SBertagna