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E' un brutto vizietto, quello di sminuire le vittorie altrui in maniera sistematica. Significa che si fatica a godere delle proprie. E a lungo andare si rischia di perdere credibilità. Anni fa qualcuno aveva proclamato in toni boriosi che lo scudetto non valeva un fico secco se qualcun altro era campione del mondo. Ah, davvero? Per esempio, come quest'anno? Che stranezza, non mi pare di udire nessuna risposta a questa domanda. Non glielo ha chiesto nessuno. Forse sono tutti troppo impegnati a raccontare in maniera fedele la mirabolante festa scudetto dei rossoneri. In piazza Duomo si è registrata un'atmosfera da brividi, almeno 50-60.000 persone. "La piazza milanese è piena come poche altre volte" si legge su un sito fedele (sì in effetti l'anno scorso eravamo un po' pochini). E mentre la piazza si abbandona ad un tripudio mai visto prima, iniziano a serpeggiare innocenti cori razzisti all'indirizzo di Samuel Eto'o. "18 tutti sul campo" è lo slogan di questa festa scudetto. A sottolineare che lo stile o si ha o non si improvvisa, i tifosi rossoneri danneggiano la linea metropolitana 1, costringendo l'Atm a interrompere la circolazione dei treni. Nessun problema, ci pensa papi a pagare i danni. E poi si sa, sono ragazzi. La coreografia a San Siro è davvero strepitosa: "C'è chi li vince sul campo in modo leale e chi li vince piangendo in tribunale" e poi ancora "Campioni senza intercettazioni". Buffo. Il silenzio elettorale, calato nella vigilia del voto, si è rivelato un sottofondo perfetto per l'ennesimo spot del premier, che dal campo di calcio di uno stadio che, santi numi, dovrebbe almeno portare il suo nome, si è naturalmente infiltrato in un campo di interesse prettamente politico. Tutto perfetto. Nessun atto di vandalismo, nessun coro razzista e i vostri scudetti sapete dove metterveli. A proposito, su quale campo pensate di averli vinti?
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