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C'era una volta il calcioscommesse. Quello degli anni '80. Non così lontano nel tempo da essere già stato riposto nel dimenticatoio e nemmeno così vicino da non poter essere replicato. La morte di Carlo Petrini ai più non avrà detto molto, ma le coincidenze con un qualcosa che deve ancora prendere forma, ma del quale temiamo già le sembianze, sono piuttosto curiose. In pochi hanno ricordato Petrini con il beneficio del dubbio che ciò che aveva confessato e denunciato in vita fosse verosimile. In molti l'hanno ricordato accostandolo al doping, del quale aveva fatto uso, e allo scandalo del calcioscommesse. In pochissimi l'hanno fatto contestualizzando i suoi peccati. A leggere certi pezzi sembrava quasi che Petrini scommettesse da solo e fosse l'unico a sottoporsi a trattamenti dopanti. Nessun dubbio sul fatto che lui avesse sbagliato. E quindi? Tutti gli altri dove erano quando tutto questo succedeva? Silenzio.
Non dimenticheremo gli anni '80 anche per quell'incredibile evento ripreso in diretta dalla famosa trasmissione 90° minuto. Le sirene della Guardia di Finanza che entrano negli stadi e decretano una macroscopica verità spesso ignorata. I giocatori sono fatti come tutti gli altri uomini. Divini solo quando buttano il pallone nella rete giusta, impostori se per quella palla sono stati capaci di giocarsi tutto. E allora il giocattolo si rompe. Fu così anche in quegli anni, quando la pratica di aggiustare le partite prima di scendere in campo e scommettere su un risultato sicuro sembrava essere diventata una routine. Con la morte di Petrini riemergono forti interrogativi mai sciolti. Uno su tutti, quel pareggio tra Bologna e Juventus del quale Petrini fino alla fine della sua esistenza, non ha mai smesso di snocciolare particolari inquietanti. E che potete rileggere fino allo sfinimento in "Nel fango del dio pallone" (Kaos editore).
Carlo lo racconta così. Era il 13 gennaio 1980. Petrini è un giocatore del Bologna. Nei giorni precedenti il direttore sportivo del Bologna comunica ai suoi giocatori che c'è stato un accordo con la Juventus per pareggiare la partita. I bianconeri soffrono una classifica disastrosa, vengono da tre sconfitte consecutive e la zona retrocessione è uno spettro sempre più reale. L'allenatore del Bologna propone di scommettere sulla partita. Petrini sottolinea che il fatto che il pareggio fosse stato concordato dalle due dirigenze rappresentava una garanzia per tutti. In questi casi il miglior risultato è lo 0-0. Quello meno rischioso per incassare i soldi investiti. Chi non la prese benissimo furono gli spettatori sugli spalti. "Il pubblico cominciò a protestare, sembrava una commedia più che una partita di calcio: alla fine del primo tempo arrivarono in campo fischi e palle di neve."
Il portiere del Bologna, Zinetti, è autore di un fuoriprogramma per nulla gradito. Commette una papera e prende gol. Petrini racconta l'imbarazzo generale e la paura dei giocatori del Bologna di essere stati presi in giro dai bianconeri. Un autorete di Brio mette a posto le cose e il match si chiude sul tanto agognato pareggio. E il giorno successivo i giornali non lesinano le insinuazioni. Successivamente ci fu una catena di eventi. Cruciani e Trinca, l'ortofrutticolo e il proprietario di un ristorante che gestivano le scommesse dei calciatori, si rivolsero alla magistratura e incominciarono a spifferare tutto. I calciatori tremavano. Petrini, la cui carriera era sul finire, rappresentava un eccellente capro-espiatorio. E qui le dichiarazioni di Petrini si fanno pesantissime. La sua squadra cerca di fare pressione perché sia lui a prendersi in carico tutte le colpe di quel Bologna-Juventus. Poi cita un colloquio con Boniperti a processo sportivo in corso, nel quale gli sarebbe stato chiesto dallo stesso di convincere Cruciani a non presentarsi a testimoniare in aula. Carlo è disperato e in cambio di un aiuto che non arriverà mai è disposto a farlo. Cruciani non si presenterà in aula. E come scrive Petrini "fra tutte le squadre coinvolte nello scandalo, la sola che ne usciva senza il minimo danno - né per i dirigenti, né per i giocatori - era la Juve." La carriera di Petrini finisce qui. Del resto della sua esistenza fatta di dolore, malattie e segreti troppo ingombranti per essere soffocati, se ne sono curati in pochi.
Ma il calcioscommesse no. Quello prosegue. Cambiano i protagonisti, cambiano le modalità. Ma l'abitudine è dura a morire. Anche negli anni '80 il calcio italiano veniva travolto da una pioggia di fango proprio in concomitanza con l'avvio del Campionato Europeo. E sono in molti a sostenere che la pulizia che si fece allora, sportivamente, fu piuttosto sommaria. Colpì alcune società e alcuni giocatori, ma non spezzò probabilmente le radici di quella pratica abbietta. Vi abbiamo voluto raccontare un episodio su tanti per farvi annusare l'aria che tirava allora. Non sappiamo ancora nulla dello scenario che da mesi e sempre meno silenziosamente ci stanno prospettando. Sembra che lo scandalo stravolgerà completamente la struttura del nostro calcio. Mostrandoci, probabilmente, come nulla, da quegli anni '80, sia in fondo cambiato. Da quel fango del dio pallone a questo é un attimo.
Twitter @SBertagna
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