Per intenderci, quella di stasera non era l’Inter che aveva sollevato il 22 maggio la coppa con le orecchie in quel del Bernabeu. Aggiungerei anche che non lo poteva essere perché nessuna partita è uguale all’altra e ogni stagione è l’esatta somma delle partite vinte, perse o pareggiate. Sulla carta è così: né più, né meno. Dietro ai numeri chi vuole può leggere anche altre storie. Dal finale abbozzato e improvvisamente deviato alla ricerca di inedite certezze. Dalla consapevolezza che non si può vincere sempre a quella che rifarlo ogni tanto fa comunque bene. E ieri sera vincere ci ha effettivamente riempito di quella gioia un po’ lontana, ma comunque così conosciuta. No, non è stata un’Inter ineccepibile. Ha rischiato, ha perso la concentrazione,ha allentato la morsa come ai vecchi tempi in cui non riusciva ad essere troppo cattiva. Abbastanza cannibale. La differenza l’ha fatta la formazione. Come diceva Rafa (e non aveva sinceramente tutti i torti) giocare con i titolari è tutta un’altra cosa. Il resto l’ha fatto l’atteggiamento, che ha coperto le sbavature e livellato le imprecisioni. Deki segna dopo 1 minuto di gioco, nel momento in cui i nerazzurri sono in dieci per l’infortunio di Wesley. Julio Cesar esulta senza nascondere la commozione. Se sono lacrime, sono lacrime di gioia. Il Capitano è un grido che arriva da lontano e promette di non fermarsi: il dialogo con il tacco del Principe, nuovamente in assetto regale, è uno dei momenti più pregevoli della partita. Lui, Diego Il Principe Milito e partecipa alla festa e lo fa con classe. Ci chiedevamo se questa coppa potesse essere un obiettivo importante per i nostri. La risposta è abbastanza chiara. Mazembe, arriviamo...
editoriale
Questa Coppa ci interessa, ma…zembe!!!
Per intenderci, quella di stasera non era l’Inter che aveva sollevato il 22 maggio la coppa con le orecchie in quel del Bernabeu. Aggiungerei anche che non lo poteva essere perché nessuna partita è uguale all’altra e ogni stagione è...
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