- Squadra
- Calciomercato
- Coppa Italia
- Video
- Social
- Redazione
editoriale
Ha giocato 521 minuti (30 dei quali in Coppa Italia) per un totale, tra le due competizioni, di 13 presenze. Per molti troppo pochi. Mateo Kovacic, centrocampista arrivato a gennaio in un'Inter strozzata dagli infortuni e alla disperata ricerca di un equilibrio, aveva mostrato da subito le sue potenzialità. Un altro ritmo, un'altra classe, testa e piedi che disegnavano un calcio superiore. Andrea Stramaccioni in un primo momento aveva avuto paura di bruciarlo (Mateo appena arrivato va in panchina con il Siena e in tribuna con il Chievo). In quel Fiorentina-Inter da dimenticare (il pallone è quello giallo) Strama lo sostituisce e gli attribuisce responsabilità, delle quali forse non era l'unico colpevole. Dopo quella partita Mateo si accomoda in panchina nel derby e nella successiva contro il Catania. In Inter-Bologna sostituisce Stankovic e dal turno successivo incomincia a giocare costantemente. Da gennaio a fine stagione colleziona 13 presenze in campionato, 4 in Europa League e 1 in Coppa Italia. E' l'unico giocatore che strappa applausi a San Siro in una stagione marchiata da un triste nono posto. Nessuno ha dubbi. La certezza intorno alla quale ricostruire l'Inter si chiama Mateo Kovacic.
L'Inter volta pagina e arriva Walter Mazzarri. Una rivoluzione necessaria: idee chiare e tanto sudore in campo. Si parte per il ritiro a Pinzolo. Mateo si infortuna. Non è un infortunio grave ma per il giocatore il ritiro si conclude anticipatamente, proprio nel cuore del lavoro tattico che Mazzarri stava svolgendo. Oggi Kovacic non è un titolare, è un diciannovenne sul quale si sta lavorando. In Bologna-Inter non è a suo agio, sottolinea Mazzarri dopo la partita. C'è sicuramente un "equivoco" tattico che va risolto, trovando la giusta posizione a Mateo e ritagliandogli il ruolo più appropriato nella filosofia calcistica Mazzarriana. Il tecnico nerazzurro difficilmente rinuncia agli equilibri, una volta conquistati. Work in progress, quindi.
Forse però non è solo una questione di ruolo. Mateo difficilmente non sa cosa fare quando ha il pallone tra i piedi. A prescindere dalla sua posizione in campo. La timidezza e la titubanza che gli sono state imputate quest'anno forse hanno a che vedere con un fattore mentale. A differenza di giocatori come Jonathan e Alvarez, Kovacic non sembrava avere un problema di autostima. Grandi mezzi, ottimo potenziale e molte aspettative intorno a lui. Troppe? La scorsa stagione si chiudeva con Kovacic certezza dell'Inter del futuro. Questa stagione non si è aperta con lo stesso leitmotiv. Per quanto umile e modesto possa essere un giocatore (Mateo lo è sicuramente), essere ridimensionati è una cosa che non aumenta l'autostima a nessuno. Mazzarri starà lavorando anche su questo aspetto?
Twitter @SBertagna
© RIPRODUZIONE RISERVATA