editoriale

Questo solo sappiamo. Ciò che non siamo

Sabine Bertagna

Tra il dire e il fare c’è di mezzo il pareggio con il Parma. Una partita svuotata, anonima, che i tifosi vorrebbero dimenticare in fretta. Una partita che ci ricorda quello che non siamo e che non possiamo aspirare ad essere in questa...

Tra il dire e il fare c'è di mezzo il pareggio con il Parma. Una partita svuotata, anonima, che i tifosi vorrebbero dimenticare in fretta. Una partita che ci ricorda quello che non siamo e che non possiamo aspirare ad essere in questa (ennesima brutta) stagione. Non siamo una squadra. C'è pochissima armonia nel nostro muoverci in campo (nella nuova era Mancini si sono visti sprazzi di bella Inter, bisognerà appuntarseli e cercare di mandarli a memoria). La manovra è sempre troppo lenta, i passaggi quasi sempre uno di troppo o troppo indietro. La nostra Inter esita, tentenna e rimanda le prese di posizione. Una manovra sterile che si infrange sulla giusta lettura della difesa avversaria. Che ci guarda e ci cataloga come prevedibili. Sì, anche la difesa del Parma.

A Mancini, che a fine gara si è preso le sue responsabilità, non deve essere sfuggita la mollezza che sugli spalti è apparsa subito evidente. Soprattutto nel secondo tempo, quando il cronometro non ci aveva ancora condannati ad un pareggio inutile. Un atteggiamento svogliato e rassegnato con i soliti sprazzi sconclusionati a cercare il gol. Disattenzioni e stanchezza mentale. Il problema è che mancano 9 partite alla fine del campionato. Cosa facciamo da qui a maggio? 

Una cosa che Mancini ha pensato immediatamente di fare è stata quella di annullare il riposo pasquale. Appuntamento alla Pinetina, ore 8.30. Non servirà a cambiare la classifica ma forse potrebbe smuovere qualcosa nella testa dei giocatori, che sembravano in vacanza. Non è l'ultimo giorno di scuola ed è finita anche l'era degli alibi. Basta giustificazioni. L'era in cui si aspettava il cambio in panchina per nascondere i propri difetti. Ancora per un altro po'. Le buone intenzioni sono lodevoli ma vanno messe in pratica. E' quella la cosa faticosa. All'Inter manca il concetto di far fatica. Arrivare stremati alla fine della partita e non averne più. Aver messo il cuore in ogni azione. I nervi, le gambe, il cervello. Tra il dire e il fare c'è di mezzo l'Inter e non è un dettaglio. "Valuteremo tutti i giocatori e cercheremo di decidere quelli che sono meritevoli di far parte della nuova Inter di Mancini, della prima Inter di Mancini" ha puntualizzato Ausilio. L'era delle scelte irreversibili, del voltare pagina, del tornare a vincere qualcosa. Fosse anche una partita contro l'ultima in classifica.

Twitter @SBertagna