editoriale

RAFA, DIVERSO E UGUALE A MOU

“Io non sono come lui”. Rafa si è presentato così nella sua prima conferenza stampa da allenatore dell’Inter. Come a voler tracciare subito, netta, una linea di separazione tra il passato e il presente. Il passato si chiama Josè Mourinho...

Eva A. Provenzano

“Io non sono come lui”. Rafa si è presentato così nella sua prima conferenza stampa da allenatore dell’Inter. Come a voler tracciare subito, netta, una linea di separazione tra il passato e il presente. Il passato si chiama Josè Mourinho (e i giornalisti presenti in sala hanno fatto di tutto per ricordarglielo). Il presente ha una faccia tonda (non da tonto), rosa e da brav’uomo. La faccia di Rafael Benitez. Il nuovo tecnico dell’Inter decide di dribblare le domande sulla sua vita privata e non attira l’attenzione su chissà quali bombe di calcio mercato. Ma spiega: “Mourinho non era un pirla! Io se sono qui, se ho deciso di sposare una squadra come l’Inter, allora sono molto intelligente”. Il passato e il presente hanno sicuramente facce, stile e accenti (quasi) diversi, ma c’è qualcosa che sembra legarli. Alla prima domanda Rafael chiede di rispondere nella sua lingua, “per evitare errori” e ringrazia la società di Corso Vittorio Emanuele per la fiducia accordatagli. Ma poi si scioglie e di lingue ne parla e traduce da solo ben tre. Spagnolo, Inglese e Italiano. Insomma un linguaggio che fa al caso dell’Internazionale. La battuta pronta non gli manca (come a Mourinho del resto): “In Italia il calcio si respira, non avevo ancora messo piede in Sardegna che mi sono ritrovato ovunque giornalisti e fotografi. Volevano spiegarmi la marcatura a zona e ad uomo”. Il neo allenatore ama “insegnare perché sono un professore” (come Mourinho) parlerà molto con i giocatori per “cercare di capire di cosa hanno bisogno, anche se questo modo di fare non piace a tutti”. Benitez si muove con naturalezza tra ‘Marco’, come lo chiama lui, e Paolillo, come se conoscesse la sua nuova squadra da sempre. Sembra abbia già capito che l’Inter non è come le altre e ha accettato la sfida sapendo di essere chiamato a vincere di nuovo, subito. Non a caso parla di “mentalità vincente” da mantenere e “nessun stravolgimento totale” da attuare. Tre trofei da conquistare ancora in palio in questo 2010 nerazzurro: Intercontinentale, Supercoppa Italiana e Supercoppa Europea. Il tecnico spagnolo l’ha vinta con il suo Liverpool proprio contro il Chelsea, toh ecco che ritorna, dello Special One del passato nerazzurro. Insomma, meglio metterlo subito in chiaro, Rafa non è Josè, certo. Ma promette altrettanto bene. Al campo l’ardua sentenza.