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editoriale
Il brodo nazionale ha sempre lo stesso sapore. Banale e poco onesto. Ai giornalisti di casa nostra non sarà sembrato vero poter propinare lezioni di stile all'allenatore delle merengues. Il comportamento altamente antisportivo di Mou ha profondamente indignato l'Italia. Sì, il paese di Calciopoli, degli scandali doping e del calcioscommesse è rabbrividito all'idea che un allenatore potesse ordinare a due suoi giocatori diffidati di farsi ammonire per poter giocare nella partita che conta. Voglio dire, un paese così eticamente probo e portato per natura a voler giustizia ne ha ben donde. Si è persa un'altra bella occasione per tacere. Oggi giornalisti importanti decretavano che nel caso Mourinho in futuro si dovesse azzardare a fare la morale a noi (questa improvvisa unità da dove giunge?) italiani, beh allora gli spareremo in faccia una grassa risata. Con tutte le vicende irrisolte del calcio italiano c'è davvero poco da ridere. Ma proviamo ad immaginare che cosa ci sia di così antisportivo in ciò che ha fatto Mou. In che cosa si differenzia quanto progettato sulla panchina del Real dal tuffo di un giocatore in area con successiva plateale negazione dell'evidenzia? Oppure dalla ricerca di un fallo per far buttare fuori un avversario? O ancora dallo spostare a proprio piacimento il calendario delle partite? Non sappiamo che cosa spinga certe persone a crogiolarsi nel finto nazionalismo preso in prestito all'occorrenza. Sappiamo però che cosa differenzia lo stile di queste persone (o il non stile) da quello di Mou. Giocare allo scoperto. Senza nascondersi dietro a vigliacche e ridicole ipocrisie...
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