editoriale

Rivoluzione annunciata e avviata. Thohir è stato chiaro e manterrà  la parola: c’è una verità …

Alti e bassi: ne è piena la vita di un tifoso. Intervalli di tempo mai definiti in modo preciso, a marcare l’incertezza della durata della felicità. Perché il trionfo regala entusiasmo, ti veste col mantello dell’invincibilità offrendo...

Alessandro De Felice

Alti e bassi: ne è piena la vita di un tifoso. Intervalli di tempo mai definiti in modo preciso, a marcare l’incertezza della durata della felicità. Perché il trionfo regala entusiasmo, ti veste col mantello dell’invincibilità offrendo sentimenti pieni, ma allo stesso tempo transitori e ansiosi. Perché in fondo sai che prima o poi toccherà cedere lo scettro a chi arriverà primo, ma la consapevolezza non aiuta ugualmente a renderci pronti.In questi anni gli interisti hanno imparato a fare i conti con la cruda realtà, ovviamente con fare nerazzurro, con le modalità di chi non conosce vie di mezzo e si diverte a scherzare precipitando inaspettatamente verso l’estremo opposto. Ovviamente senza paracadute. E allora dopo anni di brindisi e successi eccoci qui, a galleggiare improvvisamente tra nono e decimo posto, appesantiti e goffi, ma vogliosi di scattare nuovamente come gazzelle. Perché quel mantello dell’invincibilità ci piaceva proprio tanto e abbiamo cronometrato ogni attimo della durata dell’infelicità: troppo lunga.L’Inter deve ripartire e preferibilmente da altri uomini, perché quelli attuali hanno mostrato in più occasioni di essere caratterialmente, tecnicamente e tatticamente inadatti. La rivoluzione attesa da gran parte del popolo nerazzurro non ha origine da una fervida fantasia, ma dal reale quadro della situazione dipinto davanti ai nostri occhi: se davvero l’Inter vuole tornare al successo, deve cambiare. Molto. “Spesso le grandi squadre nascono da cessioni importanti”Con questa frase rilasciata nel corso di una conferenza stampa, Roberto Mancini, ha ufficialmente aperto il valzer delle voci di corridoio e a poco servono le successive dichiarazioni di facciata, perché ormai la verità se l’è fatta scappare e non può essere passata sottobanco. “Kovacic rimane” o “è dura sostituire Icardi” sono frasi di circostanza utili a non svalutare il materiale umano a disposizione, perché proprio da quegli individui potrebbe dover ricavare i fondi necessari al rilancio. Toulalan, Touré, Murillo, Dragovic, Allan, Jovetic, Lavezzi e tanti altri. Profili che l’Inter sta realmente tenendo sotto controllo, ma come si può credere che la società di Corso Vittorio Emanuele possa giungere anche solo a due di questi grandi obiettivi senza prendere in considerazione l’ipotesi di una o addirittura due cessioni dal fruttuoso ricavo? Thohir era stato chiaro:”dovete meritarvi l’Inter”, ma ad oggi sono pochi quelli che hanno onorato i desideri del tycoon e siamo certi che l’indonesiano sia uomo di parola. Di conseguenza arriveranno almeno sei titolari, ma non senza sacrifici e separazioni dal sapore amaro.Questione di scelte e possibilità: di mezzo c’è l’Inter e la fretta di tornare ad essere grandi, ma è possibile farlo partendo proprio da una cessione dolorosissima come può esserla appunto quella di Kovacic? L’addio del croato verrebbe digerito ben volentieri grazie all’acquisto di top player già pronti a dare il proprio contributo alla squadra? Adesso è difficile dirlo, ma nel calcio c’è una sola grande verità: chi vince ha sempre ragione. E se i successi dovessero arrivare senza Kovacic...