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Purtroppo Arrigo Sacchi ha detto quello che pensa molta gente. Non che nella Primavera dell'Inter ci siano troppi giocatori di colore (sarebbe stato meno meschino specificare a quale squadra si stesse riferendo). Ma che in generale i giocatori di colore siano diversi da quelli italiani perché se chi guarda una partita di calcio, in questo caso una finale in cui una squadra fa un bel gioco e vince, posa l'occhio sui giocatori di colore in campo e ne evidenzia appunto il colore, del calcio già ha smesso di interessarsi. Un giocatore giovane può essere bravo, meno bravo, promettente, in crescita, scarso, può essere quello che volete ma se parlate di lui come di un giocatore di colore state già mettendo dei paletti che trascendono questo gioco. "Non sono razzista." E' vero, sono gli altri che sono di colore.
"L'Italia non ha dignità, non ha orgoglio: non è possibile vedere squadre con 15 stranieri". Leggere queste frasi è sconfortante. Ma quale maggiore dignità avrebbe una squadra di soli italiani? Dignità nei confronti di cosa? Forse del calcio? Leggere queste frasi fa pensare che non cambieremo mai. Che la nostra ignoranza ci fagociterà mentre in altri posti nel mondo le preoccupazioni dei movimenti calcistici giovanili sono decisamente altre. Non certo soppesare il numero di ragazzi di colore che meritevolmente giocano in una squadra. Ma la mela non cade mai lontano dall'albero. Anche in casa Milan un negretto di famiglia rimane pur sempre un negretto di famiglia. E no, non sono gaffe e non esiste nemmeno la possibilità di aver travisato qualche concetto. Questo è ciò che pensano nella vita di tutti i giorni. Questo è esattamente ciò che volevano dire.
Al di là del profondo razzismo che queste frasi trasudano (chiamare le cose con il proprio nome è un atto di giustizia) emerge un altro dato preoccupante. Si potevano dire molte cose a proposito della vittoria del Viareggio da parte dei nerazzurri. Per esempio che in questa Primavera dell'Inter ci sono tantissimi ragazzi che hanno iniziato il loro percorso nei Pulcini (tra questi anche diversi milanesi). Un traguardo molto difficile da realizzare. Per esempio che questa Primavera è una squadra molto giovane, che non ha utilizzato '95 come hanno invece fatto altre squadre (la Roma). Per esempio che Bonazzoli è stato uno dei più grandi errori nella gestione di Sacchi delle Nazionali giovanili. In occasione dei Mondiali U17 gli preferirono Vido (guarda caso milanista), giustificandosi con una motivazione "tecnica". Un problema di postura e di movimenti. Che non hanno evidentemente impedito a Bonazzoli di diventare il convocato più giovane nella storia dell'U21. E allora, forse, i problemi del nostro calcio sono altri. Forse la soluzione non è italianizzare le nostre Primavere (chiedendo scusa ai giocatori di colore che vivono in Italia da anni). Forse è un problema di cultura e di meritocrazia. Due entità che nel nostro paese con la p minuscola latitano da sempre. O forse il problema è anche il colore. Ma non quello al quale si riferiva Sacchi. Forse il colore che dà più fastidio è quello nerazzurro. Soprattutto quando vince.
Twitter @SBertagna
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