Il tempo non è mai abbastanza. Ci vogliono giocatori pronti, possibilmente provenienti dal settore giovanile e di prospettiva. Come certi annunci di lavoro che pretendono di trovare gente anagraficamente giovane ma con esperienza. Sono contraddizioni comuni, che nel calcio si amplificano. Il salto dalla Primavera alla massima serie (lo dicono gli addetti ai lavori, non lo diciamo noi) è un salto spesso fatale. Pochissimi arrivano già pronti (Mario Balotelli forse uno dei pochi che fece immediatamente la differenza), molti partono a mille e poi, purtroppo, si perdono.
editoriale
Santon subito
Il tempo non è mai abbastanza. Ci vogliono giocatori pronti, possibilmente provenienti dal settore giovanile e di prospettiva. Come certi annunci di lavoro che pretendono di trovare gente anagraficamente giovane ma con esperienza. Sono...
Davide Santon piaceva a José Mourinho (che per esempio non stravedeva per Destro). Essere giovane non gli impedì di avere le sue occasioni. Giocarsela con Cristiano Ronaldo, per esempio. I pericoli sono maggiori quando la fama inizia a delinearsi sulla bocca degli addetti ai lavori. Sulle pagine dei giornali. Gestirla non è per nulla semplice. Crescere con tutto quel clamore. Rimanere calmo. Dimostrare partita dopo partita che è proprio così. Che non si sono sbagliati.
Santon ha lasciato l'Inter poco dopo che se ne era andato Mourinho. E' finito prima al Cesena (dopo che con Benitez non era scoccata la scintilla e Leonardo era appena arrivato sulla panchina nerazzurra), poi al New Castle. Una decisione che nemmeno giocatori più maturi sono spesso in grado di prendere. Rimettersi in gioco. Ricominciare in un altro stadio. Cercando di conquistare nuovi tifosi. In una nuova dimensione.
Santon è tornato nella squadra dove era sbocciato. In silenzio e forse persino nella iniziale disapprovazione di una parte dei tifosi. Davide da quando è tornato gioca tutte le partite. La stanchezza, dopo il lungo periodo in cui era rimasto fermo, potrebbe incominciare a farsi sentire ma si intuisce come Mancini preferisca non dover rinunciare a lui. A volte, forse, farsi le ossa in altre squadre non è un'opzione così sbagliata. Anche se fa male. Tutti vorremmo giocatori giovani pronti ad indossare la maglia dell'Inter. Ma al primo infortunio, alla prima partita opaca, al primo passaggio impreciso siamo pronti ad affondare la scure della critica. Il tempo non è mai abbastanza. Per fortuna, a volte, ci concede una seconda occasione. Per ritrovarci come se tutto dovesse ancora iniziare. O quasi.
Twitter @Sbertagna
© RIPRODUZIONE RISERVATA