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L'Inter e gli interisti ne hanno viste tante, ne hanno viste di ogni tipo. E non c'è bisogno di evocare il solito 5 maggio quando si vuole fare un riferimento negativo o il Triplete quando si vuole parlare di estasi allo stato puro. Ricordo come se fosse ieri la stagione 1993/1994, con l'Inter che chiuse il campionato un punto sopra la retrocessione, 14 sconfitte su 34 partite, un'interminabile serie di figuracce in Serie A e poi l'esaltazione per una Coppa Uefa accolta come manna dal cielo.
Eppure una disaffezione come quella che c'è nei confronti di questa Inter non si era mai avuta. Che cosa sta succedendo al mondo Inter? I tifosi, e non solo loro, sembrano più concentrati sulle faide interne che sulla battaglia comune. E al centro di tutto c'è lui: Walter Mazzarri.
Nessuno, neanche il più feroce dei contestatori, potrebbe parlare di Mazzarri come di un allenatore non capace. Anche se, quando sento dire che "la carriera parla per lui", viene da chiedermi che monologhi interminabili dovrebbero fare le carriere di altri tecnici, più o meno navigati, che hanno avuto risultati superiori a quelli pur positivi del tecnico di San Vincenzo.
Purtroppo, però, la carriera non fa schemi e quello che si contesta a Mazzarri è l'impatto avuto sull'impianto di gioco dell'Inter, quello sì davvero modesto. E non da oggi.
L'Inter gioca male a calcio. Giocava male a calcio l'anno scorso e gioca male a calcio quest'anno. Quando soccombi contro squadre che sono tutt'altro che brillanti in tutte le altre partite (Parma, Fiorentina, Cagliari) e sembrano volare solo contro di te, ti devi quantomeno chiedere se (ipotizzo per carità) non sia tu a dar loro una mano. Può essere?
Credere che una buona fetta di tifosi si sia stancata di guardare l'Inter solo perché non vede più coppe e non sente più orecchiabili musichette prima di sfidare il Bayern significa ignorare la realtà. Ci sono sicuramente anche coloro che sono pervicacemente attaccati ad un passato maestoso che fanno fatica a rimuovere ma dubito che questi nostalgici assoluti siano la maggioranza. Vivo di web e conto sulle dita di una mano le critiche che fanno riferimenti a mancati trionfi. Qui si parla di uno spettacolo, o presunto tale, che al momento è deprimente e lo è da ben prima che la mannaia degli infortuni si abbattesse sulla squadra.
E veniamo all'altra, costante critica nei confronti di Mazzarri: le ormai famigerate interviste pre e post-partita. L'ultima finita nel mirino è quella della famosa frase "e poi ha anche iniziato a piovere". Non serviva un docente di Teoria e Tecniche delle Comunicazioni di massa per capire che quella frase sarebbe diventata il titolo dei giornali del giorno dopo. Troppo ghiotto l'assist, troppo facile il gol, quasi un rigore a porta vuota.
Analizzando l'intera intervista di Mazzarri, quella frase perde molto del contenuto ironico, anzi mi spingo oltre: non fa una piega. Mazzarri non ha mai detto che l'Inter non ha vinto contro il Verona perché ha iniziato a piovere, ha detto che il calo della squadra nella ripresa ha avuto, tra le varie cause, anche la pioggia. Si può forse negare che sia così? Una squadra in 10, già stanca e provata da infortuni ed Europa League, non mi verrete a dire che è stata aiutata dal campo pesante no?
Ma questo non basta ad assolvere il tecnico. Mazzarri ama ripetere da sempre che "conosce il giochino dei media", che sa perfettamente "come funziona questo mondo". Se prendiamo per buone queste dichiarazioni, l'errore di domenica diventa imperdonabile. Uno che sa come funziona questo mondo e che è consapevole di essere etichettato dai più come un "piangina" (lo stesso Mazzarri disse in una intervista dello scorso anno che questo era il termine che più lo irritava) non può cadere in un errore simile . Parlare della pioggia come concausa della mancata vittoria equivale a mettere la testa sul ceppo e dare anche il segnale al boia.
Mazzarri dovrebbe farsi aiutare, almeno in questo campo, dalla società, che invece sembra aver intrapreso un percorso virtuoso dal punto di vista della comunicazione che non solo fa ben sperare ma che, già ora, sembra convincente e definitivo. Due esempi? Fassone e Ausilio, in un momento di grande difficoltà, schierati in prima fila a difendere progetto e immagine della società (Mazzarri o non Mazzarri è quello che si chiedeva da anni al club, ora la società lo sta facendo e molto bene) e Icardi inviato davanti ai microfoni a disinnescare eventuali casi o fraintendimenti praticamente senza neanche fargli fare la doccia.
Se fosse solo la scivolata della pioggia, la vicenda si potrebbe anche chiudere con una risata. Ma i casi sono molteplici, dal Saint-Etienne che non "ha MAI sofferto contro nessuno come contro di noi" al Verona "che è squadra che mette in difficoltà CHIUNQUE", passando per il "grande calcio" che solo Mazzarri vede di continuo messo in scena dai suoi giocatori. Solo per restare alle ultime gare.
Fare un continuo uso dell'iperbole per proteggere il proprio lavoro si sta rivelando un autogol. Lavorare almeno su questo aspetto non riporterà la gente allo stadio ma quantomeno eviterà a Mazzarri di finire in prima pagina sempre per il motivo sbagliato.
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