editoriale

Sei tutti i miei sbagli

C’è grande amarezza dopo la sconfitta con il Wolfsburg in Europa League. Non si trattava di una sfida facile. Conoscevamo la pericolosità di alcuni loro giocatori, sapevamo che il campo non era semplice. Eppure, per come si è sviluppata...

Sabine Bertagna

C'è grande amarezza dopo la sconfitta con il Wolfsburg in Europa League. Non si trattava di una sfida facile. Conoscevamo la pericolosità di alcuni loro giocatori, sapevamo che il campo non era semplice. Eppure, per come si è sviluppata la gara, rimaniamo con una spiacevole sensazione di rimpianto. I primi 5 minuti, con la loro smagliante perfezione, ci hanno ingannato. I primi 5 minuti, coronati da un gol di Palacio, avevano messo in chiaro che eravamo una squadra senza paura. Che volevamo giocarcela. Che l'Europa non era un obiettivo solo negli intenti ma anche nei fatti. Eppure.

Dopo il pareggio abbiamo avuto in mano il nostro destino con una palla gol capitata sui piedi di Palacio (sempre lui) e finita sull'esterno della rete. Per un brevissimo e crudele attimo l'illusione del vantaggio. Poi il Wolfsburg si è fatto più coraggioso ed è sembrato più ordinato. Decisamente più voglioso. Sono arrivati i nostri errori, alcuni incredibili. Ci tormentiamo nel ricordo di quelle leggerezze costate un risultato, ovunque lo si guardi, pesante. Errori evitabili che ci costringono ad un'impresa. Due gol li possiamo segnare. L'impresa sarà non prenderne. L'impresa sarà cucire la concentrazione addosso ai giocatori. Di modo che un retropassaggio non diventi una sentenza. La chiave è una sola: non sbagliare nulla, nemmeno una virgola. Dai cambi ai passaggi. Dalla panchina al campo. Quella leggerezza nel gestire palloni apparentemente innocui è una minaccia insostenibile. Si può perdere schiacciati dal peso dell'avversario. Non si può perdere schiacciati dalle proprie debolezze. Non così. Non giovedì prossimo.

Twitter @SBertagna