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editoriale
E' stata una settimana strana. Trascinata e scossa dalle emozioni più altrui che nostre. Che questo fosse destinato ad essere un anno bizarro lo sapevamo. Ma forse non immaginavamo in quali termini. A proposito, come lo immaginavamo? Cioè, vorrei capire una cosa. Alla voce stagione di transizione quale posto in classifica è associato? Il secondo? I primi quattro? Metà classifica? Un gioco bruttino ma non inguardabile? Quante reti prese? Non sono sottigliezze, queste. Prima le capiremo e prima riusciremo a disfarcene. A rielabolarle. Come prima o poi bisognerà incominciare a elaborare quell'altra cosa, che ci rifiutiamo di affrontare e che evitiamo di fissare dritto negli occhi per non dover abbassare i nostri. Avete capito benissimo. Stiamo parlando di JM. E' passato quasi un anno e solo a sentirlo nominare sussultiamo come quindicenni in preda ad una tempesta ormonale. Guardiamo la Coppa del re (e chi se l'era mai filata, la coppa del re, suvvia!) ed esultiamo al termine di una vittoria (che sembra e assomiglia paurosamente alla nostra) con fantomatici caroselli su facebook. Non ci perdiamo una sua conferenza stampa. Se non lo amiamo appassionatamente, lo odiamo con lo stesso livore di un'amante tradita. Ma dove crediamo di andare? Davvero pensate di reggere un altro anno così? Tornerà? Non tornerà? Smettiamo di arrovelarci il cervello. Ci sono delle partite da giocare. E uno stramaledetto campionato da finire. Tutto il resto verrà dopo. Sempre che venga...
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