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editoriale
Si riparte da lì. Da quel calcione tirato da un simbolo del calcio romano al bulletto che non gliene può fregar di meno di chi ha davanti. Un'immagine triste per la volontarietà contenuta nel gesto, rafforzata dalle successive giustificazioni del popolo romano. Queste sono le vere premesse alla sfida di domani. E il calcione nell'economia di quella partita ha rappresentato solo l'apice più alto. Un chiaro segno di insofferenza alle sconfitte. La finale di Coppa Italia doveva essere un logico risarcimento per i secondi posti dei giallorossi degli ultimi anni. E a partire dall'inno nel campo fintamente neutrale dell'Olimpico tutto sembrava perfetto. Solo che per vincere bisogna anche giocare e non tirare solo calci a destra e a manca. Al termine della partita le solite lamentele (loro eh...). Questo è il clima con il quale sabato sera affronteremo di nuovo la Roma all'Olimpico. Aggiungiamo che i giallorossi sono profondamente irritati perchè hanno ingiustamente pagato i tanti errori dell'arbitro nella partita con il Brescia. Che Ranieri alterna monologhi a minacce. Che Montali alla Domenica Sportiva ha dichiarato che nell'ultimo anno e mezzo la Roma non ha mai detto nulla nei riguardi degli arbitraggi (ah no?). Che andare a vedere una partita a Roma è sempre un pò un azzardo (la legge dei coltelli). Di che cosa abbiamo paura? Nessuna novità, nessun timore. A decidere solo (speriamo) il campo...
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