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Sempre al centro del mirino, a volte per prestazioni oggettivamente poco brillanti, altre volte per un'automatica e inopportuna associazione con l'amico di sempre Javier Zanetti.
Spesso e volentieri, quando si parla della rivoluzione che attende l'Inter a giugno (una rivoluzione inevitabile, visti i tanti giocatori in scadenza), Esteban Cambiasso viene inserito d'ufficio nel gruppo dei giocatori da congedare. Con onore, per carità, ma pur sempre da congedare.
Eppure, il Cuchu è nato il 18 agosto del 1980 e la sua età, come spesso ha voluto precisare anche lui, è ben lontana da quella di Zanetti, nato nel 1973 ("Abbiamo sette anni, dico sette anni di differenza. Io non sono uguale a lui, siamo due persone diverse e io sono più giovane. Però è mio amico, che male c'è? Non scelgo i giocatori in base all'età, vuole che lo faccia con gli amici?", dichiarò tempo fa il Cuchu). Ma Cambiasso è più giovane anche di Milito (1979) e di Samuel (1978). Non di molto ma si sa quanto conti un anno per gli ultratrentenni.
L'aria che si respira intorno a Cambiasso è piuttosto strana. Spesso considerato il leader del presunto "clan dell'asado", sul numero 19 si sono concentrate le critiche dei tifosi nerazzurri più vogliosi di un repulisti generale. La voglia di "ghigliottina" che circonda, almeno per quanto riguarda alcune fazioni del tifo interista, la Pinetina da un paio d'anni lo ha coinvolto a volte anche al di là delle prestazioni in campo.
"In 10 anni puoi anche stancare, a forza di vedere sempre le stesse facce qualcuno si stufa. C'è chi pensa che io sia più vecchio di quello che sono. Quando si perde siamo tutti brutti e vecchi, se vinciamo sembriamo ringiovaniti". Parole proprio di Cambiasso, clamorosamente lucide e ineccepibili, datate novembre 2013.
Ma il dubbio che "sbolognare" così un giocatore dell'intelligenza tattica e del carisma di Cambiasso sia un boomerang permane. Cambiasso può essere il titolare inamovibile della nuova Inter? No. Può essere l'indiscusso leader del futuro centrocampo? No. Ma si può fare a meno di lui così a cuor leggero? L'impressione è che, con un ruolo ovviamente ridimensionato, il Cuchu possa ancora dire la sua in una rosa di alto livello. Magari non per 90 minuti, magari non per 38 partite l'anno. Ma in un contesto di rosa allargata, con le coppe europee di mezzo, non vedo tanti altri giocatori in giro in grado di garantire un rendimento medio come quello del centrocampista argentino. Almeno nel breve periodo.
Ed è giusto che anche Thohir rifletta su questo.
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