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editoriale
Curioso come una giornata calcistica dilatata tra un venerdì sera un pò infausto e una domenica pomeriggio benevola possa offrire così tanti ribaltamenti di stati d'animo. Il week-end non era iniziato proprio nel migliore dei modi. Il pareggio inteso come risultato nudo e crudo di certo non svelava le sfumature che avevano determinato le sorti della partita a Brescia. Una partita dominata dai nerazzurri fino al momento in cui, forse, si era pensato che gestirla fosse ormai cosa fatta. Crudele legge quella del gol mancato, gol subito. Così è stato. Se c'è un rammarico è proprio quello: le partite bisogna chiuderle. Inutile davvero accanirsi contro i singoli episodi, la forza come la debolezza si vede nel gruppo. Proiettarsi nel week-end con l'incubo quasi certo dei 7 punti di distacco che domenica ci avrebbero separato dalla capolista non era il massimo delle nostre aspirazioni. Ma il calcio è imprevedibile e nella sua imprevedibilità spesso gli equilibri si sovvertono. Succede così che un Bari perfettamente in partita passi in vantaggio sul campo di San Siro contro un Milan non bellissimo. Succede che lo svedese perda la pazienza e se ne esca con un gestaccio (mal di pancia?), lasciando i suoi compagni in dieci. Succede infine che la partita si chiuda con un pareggio cambiando di poco o nulla la parte alta della classifica. A cambiare sono i giochi nuovamente aperti. Bisogna vincerle ancora tutte, è vero, ma anche lì davanti lo devono fare. E anche lì davanti si perdono punti inaspettati. Come inaspettato è il pareggio del Barcellona contro il SIviglia. E tremendamente simile il punteggio che separa Mou dai rivali catalani, primi in classifica: un curioso -5...
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