editoriale

STRAMALO

Alessandro De Felice

di Lorenzo Roca

Caro Mister,la tua avventura sulla panchina che hai sempre sognato è terminata. Il tuo esonero o licenziamento o congedo che sia è avvenuto nella modalità più sgradevole, più inelegante, sicuramente più inopportuna che la società decidesse di intraprendere.

ARIA NUOVA - Questo è il tristo epilogo di un’annata da incubo, che la storia nerazzurra ricorderà come una ferita difficile da rimarginare, con numeri terribili e umiliazioni cocenti subite da parte di squadre dal buffo blasone. Le premesse della tua avventura in nerazzurro erano molto affascinanti, di te si è detto di tutto e di più, chi ti ha ribattezzato il “Guardiola nerazzurro”, chi l’erede di Mourinho e via discorrendo. Hai subito dimostrato di crederci tantissimo, non solo a parole ma la tua energia era visibile tutti i giorni in allenamento, nelle conferenze stampa, durante le partite. Tutto l’ambiente ne ha beneficiato, si respirava un’aria nuova ad Appiano una sorta di Perestroijka nerazzurra. Dietro c’è un progetto, si diceva…

SPENSIERATEZZA - Ti sei presentato da subito elegante, a testa alta, con parlantina e sagacia poco affini al mondo del calcio, con lo sguardo sicuro di chi sa, ma sa soprattutto di dover lavorare tanto, cosa che tu hai sempre ribadito peraltro. Un atteggiamento sfrontato al limite del presuntuoso che ti ha attirato più di qualche antipatia da parte di alcuni figuri della carta stampata. Questo però non è da mettere a verbale, costoro infatti sono affetti da una brutta malattia: l’idiosincrasia preventiva verso il colore nerazzurro, a prescindere da chi dimori sulla panchina della Beneamata. Fosse anche Gandhi, riuscirebbero in poche settimane a dipingerlo come un serial killer. Guarda cosa è successo con Balotelli, da scarto dell’umanità ad aroma di santità solo con un cambio di maglia…

IL MARCHIO - Perdona la divagazione, tornando a te il dubbio era: ma questo giovane centurione ce la farà a tener testa ai famigerati senatori dello spogliatoio, temuti come l’Idra di Lerna ai quali si ascrive la decapitazione di molti tuoi predecessori? L’inizio è stato di grande impatto, la prima parte di stagione si è sviluppata in modo egregio, forse troppo, perché ha poi ha legittimato i tifosi a pensare in grande e pregustare un’annata di successi, cosa che a inizio anno non era stata preventivata, anno di transizione veniva definito ricordi? Le sbucciature iniziali contro Roma e Siena sono state subito medicate a suon di vittorie, tra le quali menziono il derby del 7 ottobre, graniticamente vinto, ma anche gli autorevoli successi contro Bologna e Sampdoria, quando a San Siro le cose si misero maluccio dopo il gol di Munari, ma poi la reazione della squadra le conferì un’impronta caratteriale molto ben delineata. Il marchio di Strama, si disse. Fu subito tangibile la tua grande preparazione tattica, troppo spesso snobbata dai soliti noti per invidia, null’altro.

IL BENE E IL MALE - L’acme della stagione viene raggiunta il 3 novembre a Torino, dove accade in 90’ tutto quello che ogni interista aspettava. Gol in cubitale fuorigioco della Juventus, rimonta nerazzurra da urlo con un 1-3 finale che certifica la bontà del tuo lavoro, con replica sul campo ai simpaticissimi e sempre opportuni commenti della spensierata dirigenza juventina della vigilia. Trionfo meravigliosamente iconico, l’impero del male che viene sconfitto dalle forze del bene, nonostante l’abituale ricorso all’inganno. Ancora una volta Spiderman sconfigge il ripugnante Goblin.

IL CASO - Da quella vetta, per motivi oscuri, anziché spiccare il volo, come logica farebbe intuire, si apre la prima crepa nel muro nerazzurro, che più che di granito comincia a rivelarsi di cartongesso. A ciò contribuisce pesantemente il caso Sneijder che attesta, qualora ce ne fosse ancora bisogno, una gestione piena di mancanze e inspiegabili incertezze. In tale occasione tu Andrea hai obbligatoriamente evidenziato, tuo malgrado, l’altro motivo, quello subdolo, per cui la scelta è ricaduta su di te a inizio stagione, ossia il bisogno societario di avere uno sbarbato facile da gestire che non creasse problemi, pronto a obbedire ai dettami altolocati.

ARBITRI E INFORTUNI - La faccenda del furbastro di Utrecht toglie serenità alla squadra che precipita in una spirale di risultati negativi che culminano con la umiliante sconfitta di Siena. A onor del vero c’è da dire che parecchi episodi arbitrali contribuiscono ad avviare l’affossamento invernale dell’Inter. Ma comincia anche l’interminabile serie di infortuni, che falcidiano una rosa già concettualmente lacunosa, che chiama prepotentemente in causa lo staff medico, che prima o poi ci spiegherà il perché del risentimento covato da molti allenatori transitati da Appiano, da Mancini a te, che hanno ritenuto totalmente inadeguato il lavoro svolto dall’équipe sanitaria nerazzurra. Che Combi sia la reincarnazione di Tamerlano? Chi si è frapposto tra lui e la società ha sempre avuto la peggio. Occhio Mazzarri…

IL PODIO - Il mercato invernale poi è quasi da opera di Ionesco, quando ti sei ritrovato condannato a recitare il ruolo dell’impotente ed esterrefatto Berenger dinanzi a capolavori del crimine calcistico-commerciale. Al primo posto la commedia Carew, col tentativo di strapparlo da un set similporno (e questo fesso è pure venuto a Milano), per poi ripensarci senza averlo nemmeno provinato. Medaglia d’argento, Schelotto, riserva con ragnatele all’Atalanta e comprato a peso d’oro con cessione incorporata di Livaja, che pur serviva all’Inter come la farina al panettiere. Sul gradino più basso del podio l’acquisto di Rocchi, dimenticato dalla Lazio, preso per colmare un’urgenza e, dopo soli 3 mesi, ancora in fase di rodaggio, scaraventato in campo solo causa ecatombe del reparto. Caro Andrea, non me la raccontare… in tutto ciò tu hai fatto da spettatore, ne sono più che certo.

MALE MALE - Poi arriva la prima pugnalata, da colui che avevi fortemente voluto con te, quel Cassano che… bene bene, dava alla squadra quel quid qualitativo che mancava. Probabilmente lì ti sei accorto che tutto stava sfuggendo di mano. Il resto sono macerie, inutile soffermarsi su un passato ancora troppo vicino e penoso per riviverlo a parole. Gli altri colpi di daga sono stati talmente deprecabili e vili che non meritano commento, anche perché giunti dalle mani che avrebbero dovuto proteggerti, confortarti e abbracciarti nel momento più duro del tuo percorso.

GRAZIE PERCHE' - A margine delle solite fazioni pro e contro il mister che sempre si creano, normali e legittime, desidero ringraziarti Andrea, perché con te il popolo nerazzurro ha ricominciato a sognare, a vivere emozioni concrete, trasmesse da un allenatore che respira nerazzurro. Grazie perché in questa stagione sei stato semplicemente l’Inter, onorandola e difendendola anche quando forse non lo meritava, versando lacrime di rabbia in momenti difficili. Voglio ringraziarti perché dopo le batoste, il tuo primo pensiero è andato sempre ai tifosi, coloro che più di tutti partecipano e sono emotivamente rapiti dai colori che anche tu ami. Grazie anche per aver chiesto a gran voce rispetto per i colori nerazzurri a chi tentava troppo spesso di denigrarli e deriderli. Un altro ringraziamento per aver sopportato le perverse dinamiche e le immorali pressioni, esercitate da chi ti ha trattato come uno dei tanti, o forse peggio, perché sa bene che come te ce ne sono pochi. Ma ora è troppo tardi. Hai dato tutto, non è bastato, ti hanno promesso un progetto senza darti gli strumenti per attuarlo. Dimentica e riparti, anche se questo addio fa male.

Ti auguro il meglio, te lo meriti e lo otterrai. Grazie Andrea, interista vero.

Lorenzo Roca