editoriale

TEORIE ESTREME, INFORTUNI E PAZIENZA

Sabine Bertagna

Spesso si affaccia in alcuni di noi la tentazione di scrivere storie che seguano un andamento prestabilito. Che rispecchino premonizioni e verdetti anticipati. Che dimostrino che chi scrive aveva ragione. E allora teorie ventilate da tempo...

Spesso si affaccia in alcuni di noi la tentazione di scrivere storie che seguano un andamento prestabilito. Che rispecchino premonizioni e verdetti anticipati. Che dimostrino che chi scrive aveva ragione. E allora teorie ventilate da tempo assumono la forma dello slogan "era esattamente come dicevo io". Esistono però modi diversi di interpretare le sfumature e a volte (spesso inaspettatamente) le storie che raccontiamo sfuggono al modello con il quale le stavamo ingabbiando (anche in buona fede). Raccontando la scorsa stagione dell'Inter c'è chi ha calcato la mano su quelli che potevano essere i motivi di quei risultati disastrosi, che andavano sì addebitati ad una serie di errori scellerati (scellerati perché affrontati con leggerezza e approssimazione), ma che in certi momenti trascendevano l'umana possibilità di trovare una soluzione immediata ed efficace. 

Quindi la tesi che la preparazione e gli allenamenti della passata stagione non fossero stati all'altezza delle esigenze e delle ambizioni di una squadra come quella nerazzurra (tesi plausibile) si è presto trasformata in una di quelle leggende secondo la quale nessuno facesse nulla e vigesse una sorta di anarchia tollerata. La verità si assesta probabilmente nel mezzo di queste due tesi e Mazzarri ha fatto molto bene a rispondere come ha risposto nella prima conferenza del ritiro di Pinzolo: "Credo che giornalisticamente faccia gioco dire che sono un sergente di ferro. Parlando con i ragazzi ho avuto l'impressione che si sia esagerato su alcune cose che ho sentito dire prima di arrivare. Lo valuterò nel tempo e per ora la mia sensazione è questa." Una posizione corretta, forse diplomatica, di certo assennata. Pensare che vigesse un'anarchia totale e nessuno della società fosse in virtù di questo intervenuto ad imporre un regime diverso è uan tesi estrema. Difficile da digerire.

Certo è che il metodo di lavoro di Mazzarri è di quelli tosti. Un metodo collaudato negli anni, che sicuramente è apparso subito diverso dai precedenti (dagli orari in cui si iniziano gli allenamenti alla durata/intensità). Un lavoro che sta mettendo a dura prova tutti, ma che sarà indicativo per le valutazioni che seguiranno. Kovacic si è infortunato (si attende di conoscere la gravità dell'infortunio), Colombi ha subìto la lussazione di una spalla, Guarin ha preso un pestone. C'è chi ha già urlato alle maledizioni e agli infortuni, c'è chi ha puntato il dito su questa preparazione per sostenere la sua personale tesi: allora quanto si diceva della scorsa stagione non era esatto, i giocatori si infortunano anche con il "sergente di ferro". Calma, pazienza e relax. Meglio un infortunio in ritiro che nel momento clou della stagione. Non pensiamo di avere sempre tutte le risposte, non è così. Mazzarri ha iniziato a lavorare da una settimana. Forse è un po' presto per valutarne gli effetti. Stramaccioni non ha sbagliato tutto e non può essere considerato l'unico colpevole di una stagione così deludente. Intanto, per cambiare rotta in modo deciso, siamo ripartiti dalle basi. Corsa, sudore e lavoro. Tantissimo lavoro. A volte per ritrovarsi c'è bisogno di ricominciare dalle cose semplici. Poi anche la ricerca del gioco sarà meno complicata. Almeno questo è quanto ci auguriamo. Senza azzardare conclusioni affrettate. A volte troppo spietate nel giudicare.

Twitter @SBertagna