editoriale

“Thohir devi spendere”. L’urlo disperato si può capire ma ignora la realtà : non può

Il tifoso dell’Inter è stato abituato bene, forse troppo bene. In tempi di magra, con Moratti al timone, ci si poteva sempre consolare con il mercato. Pochi risultati sul campo? C’era comunque sempre un campione pronto a sbarcare a...

Daniele Mari

Il tifoso dell'Inter è stato abituato bene, forse troppo bene. In tempi di magra, con Moratti al timone, ci si poteva sempre consolare con il mercato. Pochi risultati sul campo? C'era comunque sempre un campione pronto a sbarcare a far tornare il sorriso ai sostenitori della Beneamata.

Ora l'Inter sembra avvolta e incartata in un vortice senza uscita. I risultati sul campo sono desolanti e il mercato non è più isola felice dove rifugiarsi per sognare. I Ronaldo, Ibrahimovic, Milito e compagnia sono stati sostituiti da termini che consentono pochi voli pindarici, come prestito gratuito, rateizzazione e diritto di riscatto.

Dopo ogni sconfitta, l'urlo dei tifosi sul web si moltiplica a dismisura: "Thohir deve spendere". E' un grido disperato, comprensibile per chi non ne può più di domeniche tristi e di giocatori che rinviano la riscossa "al prossimo turno".

Ma il grido accorato ignora la realtà e la realtà è una sola: Thohir non può spendere sul mercato neanche se volesse (l'accusa di non volerlo fare è un processo alle intenzioni).

Il calcio è cambiato e stavolta la frase non è pura retorica. Il FPF è in vigore e le sanzioni, anche per i ricchissimi Psg e Manchester City, sono arrivate. Ma se per gli sceicchi la multa di 60 milioni di euro in tre anni (40 recuperabili se i conti torneranno a posto) vale quanto un eccesso di velocità, per l'Inter sarebbe un disastro biblico.

Se le restrizioni al mercato hanno "solo" privato il Psg di Angel Di Maria (l'accordo era stato raggiunto ma c'era il limite di spesa per il club francese), all'Inter significherebbe continuare a vedere certi giocatori in campo ancora a lungo.

Nel 2014 l'Inter ha prodotto ricavi per 167,7 milioni di euro (e 7,2 sono legati alle plusvalenze), con costi che invece si sono fermati alla preoccupante cifra di 268 milioni di euro.

Se la società di Thohir eviterà sanzioni gravissime lo farà solo grazie al fatto che potrà dimostrare di aver intrapreso un percorso virtuoso di riduzione dei costi e del rosso di bilancio, che comunque è fisso a -87 milioni.

Tutti questi dati lasciano una pesantissima eredità: finché i ricavi non saranno superiori ai costi (Fassone ha parlato dell'obiettivo 300 milioni, in questo momento distante anni luce), l'Inter avrà pochi margini di manovra. Thohir non può aprire il portafoglio e spendere come si faceva in passato. Perché? Perché i soldi rischierebbero di servire solo per pagare le salatissime multe della Uefa, con annessa ed eventuale esclusione dalle competizioni Uefa.

Un rischio che l'Inter non può correre, anche perché il finanziamento di 230 milioni è ancorato (letteralmente ancorato) alla partecipazione dell'Inter almeno all'Europa League per i prossimi cinque anni. La speranza è che gli accordi commerciali che Thohir ha già siglato (e quelli paventati in Usa e sud-est asiatico) producano introiti pesanti nel giro di 1-2 anni. Fino ad allora, il presidente ha le mani legate. Può ripianare (e sarebbe il caso che lo facesse) ma di aprire il portafoglio a piacimento non se ne parla.