editoriale

Thohir: veni, vidic, vinci. A giugno…

Alessandro De Felice

Erick Thohir, gatton gattoni, si sta facendo pian piano conoscere dal popolo nerazzurro. Circondato da mille comprensibili punti interrogativi al suo arrivo, è indubbiamente una tipologia di presidente molto distante da quella cui il tifoso...

Erick Thohir, gatton gattoni, si sta facendo pian piano conoscere dal popolo nerazzurro. Circondato da mille comprensibili punti interrogativi al suo arrivo, è indubbiamente una tipologia di presidente molto distante da quella cui il tifoso interista era avvezzo: dai Moratti a Fraizzoli a Pellegrini. Il guardo si posava su una figura bonaria di presidente-papà, che coccolava la squadra, che cambiava idea ogni 4 secondi, che ragionava con la passione, che veniva soggiogato dal fascino dei campioni. No, Thohir non pare essere fatto così. Imprenditore rampante con mentalità manageriale, il tigrotto asiatico è poco incline alla smanceria, sebbene dotato di un sorriso rassicurante da fratellone spiritoso. Insomma, un new look per il tronista nerazzurro.

Thohir in questi primi mesi ha già compiuto azioni che meritano quantomeno il rispetto dei tifosi. Su tutto, il fatto di essersi preso sulle spalle una bazzecola da 200 milioni e spiccioli di debito accumulato dalla mala gestio precedente. In secundis, la gestione del mercato invernale, culminata con l’evangelico arrivo di Hernanes e dal caso Vucinic-Guarìn, in cui ha dimostrato come il tifoso Inter(nauta) del terzo millennio venga messo al centro dei suoi pensieri e ne vengano ascoltate le istanze. Cosa rivoluzionaria nel mondo del pallone.

Al centro del suo cogitare anche le richieste dell’allenatore Walter Mazzarri, sebbene da lui non scelto e penso non particolarmente amato, ma accontentato (per quanto possibile) nel mercato invernale e difeso dagli attacchi di stampa e tifosi dopo le ultime prestazioni sconcertanti della squadra. La mancata difesa della figura dell’allenatore è sempre stata uno dei punti più dolenti della gestione Moratti.

Inoltre, è attesa a giugno una opportuna e massiccia rivoluzione dei quadri societari, peraltro già cominciata con l’esilio forzato e anticipato di Branca, inattaccabile con Moratti, con l’inserimento di nuove figure e l’allontanamento di altre.

Hernanes è stato il bel biglietto da visita sul versante mercato presentato da Erick il giavanese, giocatore strappato peraltro a Claudio Lotito, figura che proprio non invoglia a sedersi per intavolare una trattativa. Il presidente nerazzurro ha da poco messo a segno anche il secondo colpo per giugno ossia Nemanja Vidic, difensore serbo del Manchester United il cui acquisto, pur a costo zero e di grande appeal, mi lascia solo un dubbio. Giocatore di levatura assoluta, grande personalità ed esperienza, Vidic è alle prese da diverso tempo con problemi alle ginocchia che gli hanno fatto saltare diverse partite quest’anno. La cartilagine non è più integra e questo potrebbe rappresentare un problema a livello di continuità. Indubbio invece che giocatori come Ranocchia e Juan trarrebbero enormi benefici dalla presenza di uno come Vidic in campo.

C’è la necessità di una profonda ristrutturazione a livello di organico. La rosa è qualitativamente scarsa (e stava per andarsene uno come Guarìn, tra i pochi che la detengono) e in questi casi solo correre più degli altri può fare la differenza. Ma la condizione atletica è precaria per non parlare di quella mentale, in totale stato di abbandono. La squadra non reagisce e manca di concentrazione, l’allenatore sembra aver perso il polso dello spogliatoio e ha commesso diversi errori di gestione. Partite come quella giocata a Torino sono inaccettabili per chi indossa la maglia dell’Inter. Non foss’altro per l’assoluta mancanza di rabbia.

Credo che però il regno di Erick Thohir possa ragionevolmente essere foriero di buone cose, a giugno sul mercato potremo vederne delle belle, con Thohir e i suoi collaboratori che, pur non assestando colpi milionari alla Al-Khelaifi, dovranno essere in grado quantomeno un progetto ricco di freschezza e novità in una compagine sempre più disadorna di qualità ed entusiasmo.

LORENZO ROCA