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Chissà quando è stata l'ultima volta in cui il tifo nerazzurro si è trovato d'accordo senza se e senza ma. Forse nell'estate del 2011, quando avevano osato calunniare la memoria di Giacinto Facchetti. No, quando Mourinho sedeva sulla nostra panchina e costruiva partita dopo partita l'impresa più storica del calcio italiano non c'era uniformità di pensiero. Fino a quando Mou non vinse la Champions League una frangia di tifosi animò infiniti dibattiti su quanto fosse etico l'importo da lui percepito come stipendio. E se ne valesse veramente la pena. E' parecchio che i tifosi non sono uniti. A scorrere social network come Twitter la situazione si aggrava. Le divergenze si acuiscono e sfociano, talvolta, in autentiche lotte di religione.
Probabilmente gli anni di magra hanno alimentato questi scontri. Ognuno fedele alla propria corrente. Ognuno sicuro di essere nel giusto. Ma mai come quest'anno la tifoseria si è divisa sul'allenatore. E' andata in scena una vera e propria sfida tra chi voleva vendicare l'esonero di Stramaccioni e chi invece credeva in Mazzarri. I risultati non esaltanti hanno portato ad un'insofferenza quasi Morattiana. Tanti sono i tifosi che vorrebbero la testa di WM. Come ai vecchi tempi.
Intanto la società prende forma e definisce le nuove strategie. Ci vogliono risultati per rifocillare l'entusiasmo. Mai come in questo momento c'è bisogno di capire in quale direzione si stia andando. Le buone intenzioni, quelle millantate negli ultimi anni, sono naufragate via via nel mare dei rimpianti. E delle occasioni perse. Ogni tifoso pensa di avere la soluzione giusta. Ma non è compito suo trovarla. Può optare per un dissenso più o meno rumoroso o può decidere di avere fiducia nei progetti per il futuro. Battagliare con i suoi simili non cambierà le cose. Avere ragione, in certi casi, è davvero una magra consolazione. Per nulla risolutiva.
Twitter @SBertagna
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