editoriale

Tifosi di lotta e di governo

Alessandro De Felice

Gli ultimi due risultati fanno fieno in cascina e allontanano dall’angoscia di un possibile campionato già concluso e da vivere in retrovia. Bene così. Nessun tifoso dell’Inter, onestamente, può augurarsi il tanto peggio tanto meglio....

Gli ultimi due risultati fanno fieno in cascina e allontanano dall’angoscia di un possibile campionato già concluso e da vivere in retrovia. Bene così. Nessun tifoso dell’Inter, onestamente, può augurarsi il tanto peggio tanto meglio. Neppure quando, come nel mio caso, si è assolutamente convinti che sia stato un errore prolungare il contratto onerosissimo a Mazzarri e non avere adesso quasi nessuna intenzione di immaginare un cambio in corsa, neppure in caso di ripetuti rovesci.

E’ però evidente che la pressione dei tifosi, continua, seccante, fatta di fischi, di insulti, di assenze dagli spalti, di campagne a colpi di hashtag su twitter, di commenti velenosi nei blog e nei gruppi dei social network, sta dando qualche risultato positivo. Prima di tutto sui giocatori. Diciamo la verità: non è vero che avremmo dovuto tutti applaudire e sorridere e cantare ad ogni costo. Questa idea è balzana e comunque estranea alla storia dell’Inter, i cui tifosi sono sicuramente esigenti, abituati (in particolare da Moratti) a vedere campioni di primo livello, gustandone le capacità e mandandole a memoria imperitura. E’ vero, è fastidioso quando al primo errore in campo (chi non li fa…) dalle tribune arrivano insulti e giudizi frettolosi e ingiusti, specie nei confronti dei più giovani. Ma questo difetto, questo vizio di San Siro, non nasce con Mazzarri, fa parte della tradizione. Ricordo Quaresma, pupillo di Mourinho, insultato ogni volta che toccava il pallone (anche perché tirava al secondo anello, precedendo di qualche anno le imprese di Guarin).

Nessun vittimismo dunque è lecito in panchina. Mazzarri deve capire che questa è l’Inter, nel bene e nel male. Una tifoseria acquiescente o, peggio, sdraiata a sostegno di società e allenatore, sarebbe la negazione della nostra storia. Altra cosa è comportarsi da ottusi, non voler riconoscere nessun miglioramento quando è palesemente sotto gli occhi di tutti.

Contro la Samp, ad esempio, è innegabile un aumento della velocità, un’intensità (magari confusionaria e a corrente alternata) che non si è vista quasi mai, una ritrovata voglia di andar per vie centrali quando era evidente che dalle fasce non arrivava niente di incisivo (quasi un disastro Dodo e Obi). Ieri Kovacic a me ha dato la sensazione di essere tornato a crescere, per quantità e grinta (molti interventi in recupero a centrocampo) e soprattutto per qualità nel tocco di palla e nello smistamento del gioco (a volte persino troppo geniale visti i comprimari). E’ attorno a lui che occorre costruire il modulo e il gioco, la squadra e i suoi interpreti.

Palacio sta tornando a cercare la porta nel modo che sa, e io non credo sia giusto crocifiggerlo per i tanti errori commessi. Si sbloccherà, ci scommetterei. Forse sarebbe meglio farlo entrare a partita in corso, magari all’inizio del secondo tempo, per rompere gli equilibri (sapendo che l’Inter fatica a imporre nel primo tempo una propria eventuale supremazia). Icardi dovrebbe imparare a muoversi di più senza palla e a migliorare l’intesa con Hernanes e Kovacic. Ma la freddezza con la quale, per due volte consecutive, va sul dischetto e realizza un calcio di rigore dimostra quale livello di autostima e di sicurezza il ragazzo abbia raggiunto.

Non è una squadra mediocre: questo è un altro dei luoghi comuni (divenuti un alibi per Mazzarri) che va assolutamente messo da parte. Abbiamo certo avuto formazioni assai più forti, ma la rosa attuale (compresi i giovani che restano in panchina non si sa perché: Puscas e Bonazzoli) è quasi completa e a gennaio, volendo sorprenderci, Thohir potrebbe colmare le lacune (non cercando Maggio e dintorni, però…).

E a proposito di Thohir, se c’è un motivo per il quale anche io sono contento della vittoria contro la Samp, è perché il presidente (che deve ancora dimostrare se davvero ha capito che cosa ha fatto, e che cosa deve fare da qui in avanti) meritava una risposta sul campo alle volgarità idiote e razziste che stanno infestando i media.

Si può essere tifosi di lotta e di governo, e forse mai come adesso c’è bisogno che chi ama l’Inter non perda tempo a fare le pulci ai giudizi e ai pareri di ciascuno di noi. A volte la trance del dopo partita spinge a commenti esagerati, a volte si sbaglia ma sempre e comunque per amore.

Consiglierei a tutti, adesso, un po’ di calma. Due vittorie per uno a zero su calcio di rigore (giustissimi entrambi, ma non illudiamoci che la festa continui, specie se ci avviciniamo alla parte alta della classifica) non possono essere garanzia sufficiente e non devono consentire a Mazzarri di sentirsi finalmente al sicuro. Il laser puntato contro di lui è stato una idiozia da tifosi trogloditi, ma un laser mentale, collettivo, che lo spinga a una maggiore umiltà, e soprattutto a immaginare delle alternative a quel modulo prevedibile e noioso. Forse a Parma riusciremo a conseguire per la prima volta la terza vittoria consecutiva, ma questo avverrà solo se ci andremo senza arroganza, con determinazione, con la voglia di attaccare e di dominare. Perché l’Inter è questa roba qua.