editoriale

Tranquilli, non è morto nessuno

Giovanni Montopoli

Non troverete titoloni a tutta pagina, nessun “rettangolo nero” gli renderà omaggio nel suo ultimo viaggio e probabilmente è meglio così. Chi ci lascia – questa volta – non è un personaggio che attira a se tutta la tenerezza e...

Non troverete titoloni a tutta pagina, nessun “rettangolo nero” gli renderà omaggio nel suo ultimo viaggio e probabilmente è meglio così.

Chi ci lascia - questa volta - non è un personaggio che attira a se tutta la tenerezza e la compassione di questo mondo. Chi ci lascia è un visionario, un invidioso, un corrotto, un infame, un bugiardo, un pazzo, un malato, un mistificatore. Una personaggio vero che non ha avuto paura di finire del tritacarne mediatico anzi, ci si è lanciato volontariamente dentro senza paura, con il coraggio della disperazione che probabilmente non è di competenza in questa vita.

Carlo Petrini non era nessuno, ignorato da molti e a dire il vero ci ha messo anche un po’ del suo per arrivare a tanto. L'allarme doping e il calcio scommesse; il caso Bergamini riaperto e nuovamente esaminato, l’omosessualità nel calcio, il suo impegno nel sociale con i giovani calciatori per un approccio corretto al mondo dello sport. Troppo ingombrante Petrini per dargli il giusto risalto; meglio affondarlo spingendo sul suo passato; lasciarlo parlare, lasciarlo scrivere, vivere e morire nell’anonimato. Meglio così.

Si è spento nella sua Monticiano Petrini, vicino ai suoi affetti, nella sua terra, tra la sua gente, tra le persone comuni senza i riflettori puntanti. Per chi ha avuto il privilegio di leggerlo, di leggerlo veramente, di conoscerlo, Petrini ha rappresentato il lato oscuro del mondo del calcio a 360°. Il suo destino era oramai segnato; da tempo conviveva con un tumore contro il quale non aveva mai smesso di lottare e che non gli aveva impedito di continuare a rincorrere quella verità che solo di rado gli veniva concesso di raccontarla e promuoverla nel contenitore mediatico. Verità che lui ha rincorso in ogni modo e spiattellato in faccia a tutti, senza timore, con nome e cognome in copertina, urlando e raccontando come stavano le cose, sul serio, senza girarci troppo alla larga. Cosa ha ottenuto? nulla, o meglio poco. Collaborazioni con piccole realtà quasi a dire “facciamolo parlare ma non diamo troppo risalto, non scoperchiamo pentole che è meglio lasciare chiuse”.

Petrini se ne è andato, e ha deciso di farlo nelle ore in cui si piange il povero Morosini, quasi a gridare per l’ultima volta alle coscienze di non arrendersi, di non far cadere nel vuoto anche questa morte.

Ciao Carlo, ci hai provato fino alla fine, ma non sei nessuno.“questo ricordo non vi consoli, quando si muore si muore soli”

Twitter @GioMontopoli